«L’importanza di chiamarsi Carlo», così Sky racconta la questione femminile
«Impresentabile», così Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, ha definito il tasso di occupazione femminile, cui il Coronavirus e il protrarsi di una condizione d’emergenza potrebbero infliggere un altro e più duro colpo. In Italia, solo il 48,9% delle donne in età adulta ha un lavoro e il dato, ben misero, potrebbe diminuire significativamente a causa del Covid-19, fornendo una possibile giustificazione al fenomeno del gender gap. Perciò Valore D, la prima associazione di imprese che, in Italia, si batta per raggiungere un equilibrio di genere e promuovere una cultura inclusiva, ha indetto una call to action: una chiamata all’azione che possa aiutare ad invertire la rotta, e a farlo subito.
Volere D ha stilato il Manifesto per l’occupazione femminile, il cui contenuto Sky ha deciso di dibattere in uno speciale intitolato L’importanza di chiamarsi Carlo. Il dibattito televisivo, che a dispetto del nome non ha nulla a che vedere con Oscar Wilde e il teatro, parte da un assunto tanto preoccupante quanto curioso. In Italia, tra le prime cento società quotate, il numero degli amministratori delegati di nome Carlo è parti al numero delle amministratrici delegate. Dato, questo, che riflette la miseria di una realtà dove il numero delle donne ai vertici delle società quotate rappresenta il 5,8% del totale. Perciò «Chi oggi guida un’azienda ha una responsabilità enorme: capire qual è l’impatto positivo che si può avere nella comunità nella quale si opera. Gli obiettivi da raggiungere non sono solo numerici, bisogna aggiungerne altri come sostenibilità, inclusività e diversità», spiega nello speciale, in onda su SkyTg24 alle 21 di venerdì 23 ottobre, Maximo Ibarra, ad di Sky Italia, chiamato a commentare quel che Valore D ha messo in luce.
In Italia, dove le infrastrutture mal consentono alle donne di coniugare una vita professionale con una dimensione familiare, se il tasso di occupazione femminile eguagliasse quello maschile il Pil aumenterebbe di 88 miliardi di euro l’anno.
«Per favorire l’occupazione femminile e rilanciare il Pil puntiamo su una serie di azioni da finanziare con le risorse del Recovery Fund. Fra queste ci sono il potenziamento dei servizi per l’infanzia per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, la creazione di percorsi formativi fondati sull’acquisizione di nuove competenze, con particolare riguardo all’accesso alle discipline Stem, il rafforzamento degli strumenti di trasparenza retributiva per eliminare il gender pay gap e l’introduzione di un incentivo per l’assunzione di donne», promette il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, mentre Vincenzo Amendola, ministro per gli Affari Europei, dice: «Il Manifesto di Valore D fa luce sulle priorità che noi in questi piani di ripresa e resilienza renderemo praticabili».