Giallo di Bolzano, Benno Neumair confessa: «Ho ucciso i miei genitori»
Aveva chiesto di essere sentito dai magistrati. E alla fine Benno Neumair, il trentenne arrestato con l’accusa di avere ucciso i suoi genitori e di aver buttato i corpi nell’Adige, ha confessato tutto. Nel carcere di Bolzano, dove è detenuto, il giovane ha raccontato agli investigatori di aver strangolato sua madre Laura Perselli e suo padre Peter Neumair e di essersi poi disfatto dei corpi.
E dire che, solo poche settimane fa, ai suoi avvocati aveva confidato baldanzoso: «Non sono un assassino, ora sospettano di me, ma prima o poi tutti capiranno qual è la verità». In realtà, nel suo cuore celava il suo terribile segreto.
Un delitto orribile, avvenuto il 4 gennaio scorso. Laura e Peter Neumair sono stati uccisi nella loro casa, la stessa che condividevano con il figlio. Lei, nel suo intimo, sentiva che sarebbe potuto accadere. Molti mesi fa alle amiche aveva confessato che quel suo ragazzo le dava tanto da pensare. E che temeva per la sua stessa vita. Parole che ora risuonano nell’aria come una terribile profezia. Benno ha raccontato ai magistrati di aver ucciso suo padre durante una colluttazione nel pomeriggio del 4 gennaio, mentre sua madre non era in casa. Quando lei è rientrata, l’avrebbe aggredita e strangolata. Quindi, avrebbe fatto sparire i corpi buttandoli nell’Adige. Subito dopo, il giovane si è recato a casa di un’amica, per costruirsi un alibi.
Forse Benno sperava di farla franca. O, forse, immaginava che prima o poi sarebbe stato scoperto. Fatto sta che era stato proprio lui, il 5 gennaio scorso, cioè il giorno dopo il delitto, a recarsi dalle forze dell’ordine per lanciare l’allarme. Quindi, si era messo a disposizione per le ricerche dei genitori, accompagnando i soccorritori lungo i percorsi montani che loro erano soliti frequentare. Ma, mentre da un lato si dava da fare per aiutare le ricerche, dall’altro costruiva alibi e cercava di occultare le prove. Peccato che gli investigatori lo tenevano d’occhio: i suoi comportamenti sono risultati sospetti fin dall’inizio. Così, prima lo hanno fermato in un autolavaggio mentre si apprestava a pulire l’auto usata per trasportare i corpi dei suoi genitori. Poi hanno trovato in casa sua un flacone di acqua ossigenata, di solito usata dai cacciatori per far sparire le tracce di sangue della selvaggina. Alla fine, dopo che il 6 febbraio scorso l’Adige ha restituito il corpo di sua madre Laura e l’autopsia ha accertato che la donna è stata strangolata, per Benno è scattato l’arresto.
Il trentenne, nell’immediatezza, ha rifiutato di parlare avvalendosi della facoltà di non rispondere. Ma poi, in carcere, qualcosa deve essere scattato nella sua mente. Da qui la confessione. I magistrati hanno chiesto un incidente probatorio per stabilire se il giovane, che in passato ha avuto problemi tali da richiedere una cura psichiatrica, è capace di intendere e volere. E intanto continuano nell’Adige le ricerche di suo padre.