L’altra «vita normale» del principe Harry: a 19 anni, da cowboy in un ranch australiano
Il principe Harry ha sperimentato la «vita normale», non da reale, ben prima di dire addio per sempre, con la moglie Meghan Markle, alla royal family britannica. Nel 2003, a 19 anni, ha lavorato in un ranch australiano, dove, galoppando in sella a un cavallo, indosso stivali infangati e un cappello da cowboy, «ha imparato a inseguire e a radunare le mucche». Dopo aver finito l’Eton College, Harry si prese infatti un anno sabbatico durante il quale sfuggì temporaneamente alle pressioni della vita da royal visitando l’Africa e l’Australia. E nella terra dei canguri trascorse tre mesi da mandriano nel ranch di Tooloombilla, Queensland, dove «veniva trattato proprio come chiunque altro», come raccontava all’epoca la gente del posto: «Non ci importava chi fosse. Volevamo solo bere una birra con lui».
Nel ranch il nipote di Elisabetta II per tre mesi ha radunato mucche e riparato recinzioni dalle sette e mezza di mattina alle sei di sera. Guadagnando la non propro principesca somma di 212 dollari a settimana. Ha visitato i rodei locali pagando di sua tasca i 10 dollari del biglietto d’ingresso ed era così attratto dalle competizioni fra tori che le seguiva seduto sull’erba, il più vicino possibile. «Mi sono divertito moltissimo a lavorare qui, a incontrare gente, a fare il cowboy», disse il principe alla fine della sua permanenza nel ranch di Tooloombilla.
Nella fattoria, a quanto pare, il principe strinse legami fortissimi. Lo dimostra anche il fatto che il proprietario della tenuta, dopo l’intervista shock di Harry e Meghan a Oprah Winfrey, ha fatto sapere all’edizione australiana del Daily Mail che nutre «un profondo rispetto per la coppia». Però si è rifiutato di raccontare nei dettagli l’amicizia con Harry, né ha voluto esprimere opinioni sull’addio dei Sussex alla royal family: «Sono passati quasi venti anni da quando Harry è stato con noi. In tutto questo tempo non abbiamo mai parlato pubblicamente di lui. Né lo faremo in futuro».