Le rugbiste a Malagò: «Non serve essere maschi per giocare a rugby»
Hanno risposto in tante. Subito. Le rugbiste italiane non hanno apprezzato le parole del Presidente del Coni Giovanni Malagò: «Oggi più che mai, avendo due figlie femmine, avrei voluto un figlio maschio e sarei stato felice avesse giocato a rugby». La frase è stata subito giudicata sessista e non sono mancate le prese di posizione.
«Caro Presidente Malagò», ha scritto su Facebook la rugbista Elisa Facchini accanto a una fotografia, «Anzi non so se lei è anche il mio Presidente, perché sa, io sono una rugbysta. In questa foto di circa 10 anni fa, stavo allattando mio figlio di 5 mesi nello spogliatoio di un campo da rugby, dopo aver giocato (e vinto) una finale scudetto».
La Facchini ha raccontato: «Mio figlio veniva con me ad allenamento, in trasferta e perfino in raduno con la nazionale, mai nessuno ha storto la bocca, mai nessuno mi ha impedito di farlo e le dirò di più, c’era sempre una compagna, una dirigente, un’amica che si offriva per tenerlo e per darmi l’opportunità di divertirmi e di continuare a fare l’atleta».
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Nel suo post c’è anche il racconta della vita di tante atlete. «Mai un giorno ho fatto la professionista, anche se per molti anni mi sono allenata quanto un professionista. Prima lo studio fino alla laurea, poi il lavoro. Ma non è passato un giorno in cui non abbia sudato, in cui non abbia faticato per il piacere di indossare la mia maglia la domenica. Sono diventata moglie, poi mamma (2 volte), ho sempre lavorato, ma ho continuato a giocare perché chi era intorno a me mi ha aiutata e sostenuta comprendendo il grande valore che per me aveva il rugby. Ma oggi ancora una volta mi rendo conto che sono stata fortunata, che il mondo femminile è lontano anni luce dall’ambire uguali diritti degli uomini. Ma sappia, Caro Presidente, che noi donne non molliamo, perché amiamo lo sport e perché, grazie a Dio, in tante siamo state cresciute da padri orgogliosi di vederci felici!»
Elisa Facchini ha vinto 13 scudetti, 3 Coppe Italia in carriera e ha più di 30 presenze in nazionale. Prima di lei aveva parlato la collega Francesca Gallina rappresentante dei giocatori nella lista del nuovo presidente della Federazione Rugby. Quando ha preso la parola per presentare le sue idee ha detto che avrebbe voluto una figlia femmina per farne una giocatrice di rugby. Il rugby femminile è una delle discipline più in crescita per numero di praticanti negli ultimi anni e ha ottenuto a livello internazionale migliori risultati di quello maschile.
Maria Cristina Tonna, responsabile del rugby femminile italiano, ha ribadito che esistono sport da maschi e sposta da femmine. «Sono anni che portiamo avanti come donne, come atlete, come dirigenti, come mamme di giovani ragazze e ragazzi, battaglie prima di tutto culturali, per una società più giusta e più inclusiva, per un ambiente sportivo che accolga senza giudicare e che possa essere veramente il valore aggiunto nella formazione delle nuove generazioni del nostro Paese….Oggi siamo in tante e tanti ad avere una visione che parla di equità, e a mia figlia adolescente, alle sue compagne di squadra, alle tante ragazze che giocano a rugby, nessuno dovrà mai (e mai più) dire che il rugby è un gioco da maschi! Non esistono sport da maschi e sport da femmine, diciamolo forte, tutti i giorni».