Francesco De Gregori: il «Principe» compie 70 anni
I suoi primi settant’anni Francesco De Gregori, il «principe» della musica italiana, il poeta entrato nei cuori di almeno due generazioni di amatori, ha scelto di viverli nell’assoluta discrezione e nell’attesa di ricominciare al più presto a esibirsi dal vivo. Per lui, d’altronde, divorare i palchi non è mai stato solo un lavoro, ma una vocazione, qualcosa che gli bruciava dentro fin da quando imbracciò la chitarra e iniziò timidamente e esibirsi in pubblico sotto la spinta del fratello Luigi. Figlio di un bibliotecario e di un’insegnante di lettere, De Gregori si lascia subito trasportare dall’energia prorompente del Folkstudio che, tra gli altri, gli farà subito conoscere artisti come Ernesto Bassignano e Antonello Venditti, con il quale, Covid permettendo, dovrebbe esibirsi all’Olimpico in un concerto-evento previsto il 17 luglio.
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Francesco De Gregori, l'anima della festa.Dopo diverse collaborazioni come quella con Lo Cascio, De Angelis e lo stesso Venditti, Francesco De Gregori inizia, però, a maturare uno spirito ermetico che ha bisogno di tempo prima di affinare uno schema, quello del ritratto femminile e della commistione dell’alto con il basso, che diventerà il marchio distintivo di una produzione ibrida, complessa, che da una parte strizza l’occhio al rock e dall’altra alla lirica. Il grande successo di Rimmel, il concerto improvvisato con Claudio Baglioni nella piazza del Pantheon a metà degli anni Settanta, l’incidente al Palalido di Milano che quasi lo convince a non esibirsi mai più dal vivo, portano De Gregori a una maturazione artistica che, da canzoni come Generale a tournée come Banana Republic, lo trasportano subito nell’Olimpo dei grandi convincendo tutti che gli stadi potevano essere riempiti non solo dalle rockstar, ma anche dalle stelle più luminose del cantautorato italiano.
Al Festival di Sanremo ci partecipa una sola volta come autore nel 1980 grazie alla canzone Mariù che viene presentata all’Ariston da Gianni Morandi, ma a De Gregori non importa: il successo dell’album Titanic del 1982 e, soprattutto, dell’EP La donna cannone gli valgono il soprannome di «Principe» delicato e impetuoso, permaloso e sensibile, aperto al dialogo e pronto ad accogliere le critiche, come quella mossegli dalla Chiesa per il singolo L’agnello di Dio. Gli anni passano, ma la voglia di creare, di mettersi in gioco, di collaborare con amici e colleghi come Lucio Dalla e Ron, ritrovato dopo più di vent’anni nel 2002, è sempre più urgente, sempre più necessaria. Nel suo film Masked and anonymous, Bob Dylan lo definisce come «una leggenda», mentre la radio, la televisione e il cinema – la colonna sonora di Sei mai stata sulla Luna? di Paolo Genovese gli vale il Nastro d’Argento – iniziano a corteggiarlo con sempre maggiore insistenza: Francesco, però, rimane sempre fedele a sé stesso, agli occhiali fumè e al cappello a tesa stretta, al cuore e all’energia che riesce a trasmettere sul palco come se il tempo non fosse mai passato e questi settant’anni fossero solo un numero e nient’altro.