Green pass, i medici che non lo vogliono firmare
Il tanto nominato Green pass sembra non esistere. Non esiste un documento cartaceo o digitale per questo pass che dovrebbe permettere gli spostamenti quando le regioni sono in zona rossa e arancione già dall’inizio della settimana. È quel testo che dà il consenso agli spostamenti a chi è vaccinato con doppia dose o guarito dal Covid, con un termine di sei mesi, oppure un tampone negativo non più vecchio di 48 ore.
Come si fa allora a ottenere la certificazione che non ha nemmeno l’approvazione del Garante della privacy? Non bisogna chiedere al medico di base. Secondo quanto riporta Repubblica, in molti stanno rifiutando certificati di questo genere.
Lo ha spiegato al quotidiano Renzo Le Pera, vicesegretario nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale: «Non vedo perché dovremmo essere noi a prenderci responsabilità che non ci competono. Io posso rilasciare un certificato di avvenuta vaccinazione se io somministro il vaccino, ma se lo fa una struttura pubblica è lì che viene rilasciata la documentazione che attesta data, dose e tipo di vaccino. Così, per chi ha avuto il Covid: tocca al Dipartimento di salute pubblica rilasciare al paziente la comunicazione di uscita dall’isolamento dopo la guarigione. E quello fa fede».
Solo poche Regioni rilasciano il documento di avvenuta somministrazione di entrambe le dosi. Ci sono altri documenti dati dalla struttura in cui si è stati vaccinati con sopra data e dosi.
Il tampone è l’alternativa raggiungibile per tutti. Si teme, verso l’estate, un aumento delle richieste. Le Regioni stanno pensando a uniformare i prezzi. Si va ora dai 15 ai 50 anni. Il mezzo ora utilizzabile è l’autocertificazione con i certificati dati al momento del tampone e della vaccinazione.