Eva Robin’s: «Se si cancellano le emozioni»
Eva Robin’s in un futuro distopico veste i panni di una regina tiranna. I balli a Babilonia sono vietati, così come dare libero sfogo alle emozioni. L’attrice è la protagonista de La discoteca, il film di Jacopo Milani (tra gli interpreti c’è anche Pietro Turano), proiettato in anteprima al Piccolo Teatro Strehler, al MiX Festival Internazionale di Cinema LGBTQ+ e Cultura Queer di Milano. «È un bellissimo viaggio a metà fra film e fiction», racconta, «e io interpreto questa guardiana di un’orchestra che dirige solo danze prive di emozioni. Un mondo così fa paura, certo, ma la realtà mi spaventa molto di più».
Cosa succede quando vengono limitate le emozioni?
«L’abbiamo visto benissimo nell’ultimo anno e mezzo. Aumenta la diffidenza nei confronti dell’altro, si perde l’emotività vera, tutto passa attraverso il computer o il cellulare. Io che sono una molto carnale ho ripiegato accarezzando i cani. L’assenza di contatto mi pesa molto».
Ci si abitua?
«Nel privato non ho subito limitazioni. Tra estranei, mi ricordo la carezza di un medico durante una visita. Guardando i miei documenti, ha esclamato “Qui c’è un errrore, sono quelli di un uomo di 62 anni”, e io lì a dirle “dottoressa, sono io. Sono transgender”. Ecco lì si è lasciata andare, ha abbassato tutte le barriere».
Che cosa ha rappresentato il ballo nella sua vita?
«Tutto. È stato il mio modo di comunicare durante l’adolescenza, di esprimere la plasticità del corpo. Ho iniziato come Go go girl al Paradiso di Rimini, e poi ha sempre fatto parte del mio lavoro. Mi è sempre piaciuto ballare».
Cosa la diverte oggi?
«Dipingere, espongo nel periodo di Arte fiera a Bologna. Durante il lockdown ho attaccato un pennello a un ombrello e ho dipinto tutto il soffitto di casa; poi faccio teatro, recito».
E la tv?
«In tv si va per fare vedere che si è ancora vivi»
Quale sono le battaglie che vale la pena portare avanti?
«Contro la violenza della donne, prima di tutto. E poi la lotta alla discriminazione, tra le varie forme di genere, e la lotta contro gli incendi, contro chi distrugge la natura».
Che cosa ne pensa del Ddl Zan?
«Metterei la mia firma anche oggi, bisogna combattere chi usa violenza e discriminazione nei confronti delle minoranze».
Parlando di discriminazione di genere e diritti, cos’è cambiato rispetto agli anni ’90?
«Forse in passato eravamo migliori, più disinvolti, più euforici, meno timorosi. Oggi c’è molta comunicazione mediatica. Un tempo vivevamo di più, la realtà era molto più vera, oggi siamo condizionati da troppa comunicazione».
Vive sempre a Bologna?
«Sì, Bologna è il ritrovamento della culla, dove mi sento più sicura. Milano è dove ho iniziato la mia carriera, Roma dove ho girato tantissimi progetti. Ma Bologna è cura. La mia casa è come fosse Disneyland, la mia favola, piena zeppa di ricordi, di installazioni e di oggetti portati via dai set. Oggi cucino anche, ma sempre un ospite per volta».
Il Mix Festival 2021 si chiude domenica 19 settembre con una cerimonia condotta da Ema Stokholma che vedrà Francesca Michielin sul palco dello Strehler ricevere il titolo di Queen of Music.