Gsp: «Dalle bollette 11 milioni per la nuova sede». Ma i sindaci dicono no
foto da Quotidiani locali
I sindaci hanno detto no alla richiesta di Bim Gsp di costruire la nuova sede della società a Levego, pagandola con i soldi dei cittadini e quindi con la bolletta idrica. Lo hanno detto e votato nell’assemblea del Consiglio di bacino Dolomiti bellunesi di ieri, il cui ruolo è quello di dare gli indirizzi alla società, di approvare le tariffe e gli investimenti. Se Bim Gsp vorrà costruire la nuova sede, dovrà utilizzare i propri fondi o comunque finanziamenti diversi dalla tariffa.
La frase testuale utilizzata dal presidente del Consiglio di bacino, Camillo De Pellegrin, per commentare la richiesta di Bim Gsp è stata: «Sono incazzato». Finora, ha aggiunto, non si era mai detto che per pagare la sede (10 milioni di euro circa) si sarebbero utilizzati i soldi dei cittadini, caricando il costo nella bolletta. «Si è parlato di usare i soldi di Ascotrade», hanno aggiunto i sindaci, anche se l’assessore Andrea Bona, in rappresentanza del Comune di Feltre, ha spiegato di non aver mai visto un piano finanziario credibile per la nuova sede, «e non ho mai capito da dove sarebbero arrivati i fondi, ma di sicuro non dalla tariffa».
L’operazione
Il costo dell’operazione della sede è di circa undici milioni, perché oltre al nuovo edificio di Levego ci sono anche i magazzini di Agordo, Pieve di Cadore e Feltre. La nuova sede avrebbe dovuto nascere a Levego, nell’area artigianale a ridosso della Sp1.
I soldi di Ascotrade sono quelli ricavati dalla vendita delle quote che Bim Gsp aveva nella società del gas: dal 2021 nelle casse di Gsp ci sono 21 milioni di euro, frutto di quella vendita. «La sede non è una infrastruttura idrica, è un immobile che in futuro si può anche vendere», è stato uno dei commenti.
Investimenti rinviati
Quello della sede non è stato l’unico investimento che non è passato al vaglio dell’assemblea dei sindaci: sono stati rinviati agli anni futuri anche i 30 milioni per il depuratore centralizzato di Pieve di Cadore, i 13 milioni per l’acquedotto di Livinallongo, i 25 milioni per l’acquedotto di Cortina e altri investimenti in Agordino. I motivi della cancellazione vanno dalla mancanza del progetto alla richiesta già fatta per un finanziamento ministeriale: in pratica se ne riparlerà in futuro, anche perché sono comunque opere necessarie ma “premature” come indicato nella motivazione data dal Consiglio di bacino.
«Questione di metodo»
I sindaci hanno avuto da ridire anche sulle ipotesi di investimenti a lungo termine, prospettati da Bim Gsp, ricalibrandoli anno per anno con una media 24 milioni di euro all’anno, togliendo alcune “iperbole” come gli 80 milioni messi in programma per il 2033 o i 114 previsti nel 2036. Ma non è tutto qui.
C’è una questione di “metodo” di lavoro della società che gestisce il servizio idrico che non piace agli amministratori bellunesi. In pratica è accaduto che siano stati fatti investimenti superiori a quanto aveva previsto il Consiglio di bacino, senza che lo stesso Consiglio fosse stato messo al corrente dello sforamento dei conti. Nel corso del 2022 sono stati eseguiti lavori per 7,4 milioni di euro, ben 2,5 in più di quanto era stato approvato. Nel 2023 gli investimenti hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 13,5 milioni di euro: questa volta ci sono 2,6 milioni di euro di lavori che non erano stati approvati. In totale si tratta di oltre cinque milioni di euro che qualcuno ora deve tirare fuori: e chi se non i cittadini?
Cosa contestano i sindaci a Bim Gsp? Di non aver dato comunicazione dello sforamento dei costi, quindi di non aver rispettato il regolamento: «Ci sono delle linee guida che la società deve rispettare», ha osservato il sindaco di Santa Giustina Ivan Minella. Ed è andato giù ancora più duro l’assessore di Feltre Bona: «Anche Bim Gsp è soggetto al codice degli appalti, come è possibile che facciano varianti con aumento della spesa, non previsto dalla delibera di indirizzo?». Le spese in più, in pratica, devono essere autorizzate.
Dall’assemblea del Consiglio di bacino è uscita la decisione (con il voto contrario di Feltre) di coprire questi maggiori investimenti con la tariffa, ma ricalibrando le spese degli anni futuri in modo da non pesare sulle bollette. Della nuova tariffa si parlerà in un futuro molto prossimo, perché dovrebbe essere approvata entro la fine di aprile, ma è probabile che ci vorrà più tempo, in attesa di conti precisi da parte di Bim Gsp. Società, tra l’altro, che ha perso il direttore Marco Bacchin che ha concluso il suo incarico a fine marzo.