Navigabilità del Mincio, contrari la Coldiretti e i consorzi di bonifica
foto da Quotidiani locali
Contro il progetto di navigabilità del fiume Mincio da Peschiera ai laghi di Mantova insorgono i consorzi di bonifica e la Coldiretti. Che scrivono una lettera all’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Alessandro Beduschi. I presidenti dei consorzi Massimo Lorenzi (Mincio), Aldo Bignotti (Garda Chiese) e Filiberto Speziali (Territori del Mincio) esprimono la loro contrarietà, specificando che «qualora il progetto sulla navigabilità del Mincio trovasse effettiva realizzazione, l’intero sistema gestito dai consorzi firmatari rischierebbe di essere pesantemente compromesso».
Il motivo è legato al fatto che «il sistema idraulico Garda–Mincio è gestito secondo un equilibrio molto delicato tra i vari usi, che si è venuto a consolidare negli anni». Secondo i consorzi, in particolare, «la bacinizzazione del fiume, l’invaso permanente di opere deputate esclusivamente alla difesa idraulica e l’inserimento di manufatti di regolazione creerebbero un gravissimo pregiudizio all’attuale assetto gestionale, compromettendone la flessibilità e l’autonomia decisionale, incrementando il grado di rischio idraulico per tutti i territori circostanti e determinando un sicuro spreco di acqua». Per i consorzi sarebbe impossibile conciliare le funzioni dei canali artificiali esistenti con qualsiasi altro uso, «a meno di mettere a rischio la salvaguardia idraulica del territorio, la produzione di energia pulita e l’approvvigionamento idrico per l’agricoltura».
In aggiunta alle questioni tecniche, poi, ci sarebbe anche una marcata perplessità di natura economica: «L’elevatissimo impatto economico dell’iniziativa di cui si parla - scrivono - rischierebbe solo di bloccare, senza poterli spendere, fondi pubblici che potrebbero essere invece destinati a interventi ben più meritevoli, quali quelli proposti dal mondo agricolo dagli stessi consorzi per migliorare e mettere in sicurezza le reti irrigue e di bonifica».
Anche Coldiretti si schiera contro un progetto, da oltre 200 milioni, che «metterebbe a rischio il futuro di una delle agricolture a più alto valore aggiunto d’Italia». «L’idea - dice il presidente, Paolo Carra - esula da ogni logica di buon senso e siamo stupiti che venga sostenuta da soggetti che dovrebbero ben conoscere le priorità evidenziate dalla Legge Galli riguardo all’utilizzo dell’acqua, secondo la quale, dopo l’uso umano viene immediatamente dopo l’utilizzo per l’agricoltura».