Accusato di maltrattamenti dalla compagna, nega tutto: «Non l’ho mai picchiata né costretta al sesso»
«Litigate sì, in certi periodi anche pesanti, come succede a tutte le coppie, ma non l’ho mai picchiata». Un copione ripetuto centinaia di volte nelle aule di tribunale. Difese accorate, spezzettate da silenzi, «non ricordo», «forse una volta». Ieri davanti al collegio dei giudici presieduto da Giorgio Bertola, si è sottoposto all’esame dell’imputato un operaio 45enne di origine africana, accusato di maltrattamenti e abusi sessuali dalla ex compagna, con cui ha avuto una figlia. I due hanno convissuto per alcuni anni in un appartamento alle porte della città, per poi trasferirsi a Mantova, dove sarebbe avvenuta l’aggressione più pesante, in seguito alla quale la donna è dovuta ricorrere alle cure del pronto soccorso. «Tensioni normali in una coppia», le ha definite l’imputato: da quando dividevano l’appartamento con i genitori e la sorella di lui, con «le solite divergenze tra suocera e nuora su come tenere la bambina».
Tensioni che si sono fatte più accese quando «in un momento di difficoltà economica mi sono ficcato in un casino e sono finito gli arresti domiciliari per spaccio di droga. Io mi occupavo della bimba e lei lavorava, però usciva con le sue amiche, anche di sera, e io non glielo ho mai impedito. Era molto nervosa, una volta è stata lei a darmi uno schiaffo. Quando ho ricominciato a lavorare, se finivo tardi, faceva scenate di gelosia».
I rapporti sessuali erano sempre consenzienti, secondo il suo racconto, «sennò non sarebbe rimasta incinta», ha spiegato, suscitando lo sgomento dei presenti, anche se negli ultimi tempi la loro relazione si era raffreddata, «e io ero andato a dormire nell’altra stanza». Dopo di lui ha testimoniato la sorella, confermando il suo racconto: «Andavamo tutti d’accordo, lei per me era come una sorella, siamo anche andate una volta in vacanza insieme, con il mio fidanzato di allora, che adesso sta con lei». La prossima udienza è stata fissata al 29 aprile prossimo.