Una vita da barista, Bresciani lascia dopo più di 40 anni: «Segnato dal Covid»
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foto da Quotidiani locali
Dopo quarantadue anni di sale, cucine e banconi, la tristezza è diluita dalla prospettiva del riposo, ma Daniele Bresciani non s’illude, sa già che tra una manciata di giorni prevarrà la nostalgia. «Dal 1° gennaio il caffè QB chiude. Si ringraziano tutti i clienti che in questi 12 anni ci hanno seguito e sostenuto con affetto» si legge nel cartello oltre le maglie della serranda abbassata, in via Grazioli. QB, “Quanto basta”, ultima impresa di un protagonista del settore, conosciuto e apprezzato per la professionalità e il garbo sincero.
Luci spente in via Grazioli
Fedele alla discrezione che il mestiere impone, Bresciani misura le parole: «Perché ho chiuso? La nostra era un’impresa familiare, condivisa con mia sorella e mia figlia, che hanno deciso di fare altro - risponde - Da solo, a 62 anni, io non ce l’avrei fatta. Era arrivato il momento di chiudere». In attesa della botta di nostalgia, Daniele si gode il riposo e non si sbilancia sul futuro: «È dal 1980 che lavoro, adesso tirerò un po’ il fiato e poi deciderò cosa fare da grande».
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Lo spartiacque Covid
Chissà, se non ci fosse stato il terremoto della pandemia, forse il finale sarebbe stato diverso. «Per me è stato uno spartiacque - conferma Bresciani - con il Covid ho cominciato a vedere le cose in maniera diversa. Al di là delle vicissitudine economiche e della girandola di regole, sono cambiate le abitudini dei clienti. Prima si stazionava in piedi fuori dal locale a ciacolare, adesso vogliono tutti sedersi al tavolo».
Il grande sonno
Piegata alla diffidenza, la dimensione della socialità si è irrigidita. Senza contare che il Covid ha aggravato drammaticamente un malessere che già covava tra i ciottoli e le piazze. Niente polemiche, Bresciani non vuole attribuire colpe per dinamiche spesso macro, però accenna al degrado di via Grazioli, così vicina e così lontana dalla briosa via Roma e dagli eventi di piazza. «Il mio augurio alla città per il 2024? Che si riprenda dal colpo di sonno che sembra averla addormentata, e torni a essere commercialmente viva».
La carriera
Barista e non solo, Daniele Bresciani: in principio fu il bar di famiglia in via Dugoni, con mamma Marisa e papà Arnaldo, morto nel 1990 a 54 anni. Poi vennero il lavoro all’elegantissima osteria La Fontanina di Verona, al Nikita di Montanara, al Club di Castellucchio e al bar Mirò davanti a Sant’Andrea. Nel 2002 l’avventura del Clos in corte dei Sogliari e, infine, il “Quanto basta”. «Il segreto del mestiere? La passione e il gusto delle relazioni, altrimenti il sacrificio finisce per schiacciarti».