Sessi racconta l’Olocausto rimosso
Nei centri di sterminio i sopravvissuti furono poco meno dello 0,01%, uno ogni diecimila: la loro esistenza fu sconvolta per sempre e forse per questo scelsero in maggioranza di rimanere in silenzio, per ricominciare a vivere. Belzec, Sobibor e Treblinka furono insieme a Chelmno le località scelte dai nazisti per portare a termine in Europa l’eliminazione degli ebrei dell’Est. Molto diversi dai lager, erano luoghi che non prevedevano alcuna possibilità di sopravvivenza. Lo sterminio doveva essere totale. Nessun deportato doveva uscire vivo dal campo. Morirono da un milione e mezzo a un milione e 900mila ebrei, il numero preciso non si saprà mai. Oggi di tutto ciò non c’è quasi traccia. Questi campi sono rimasti a lungo ignorati e i responsabili impuniti. Nel libro “Oltre Auschwitz. Europa orientale, l’Olocausto rimosso” (edito da Marsilio, nelle librerie da domani) Frediano Sessi, tra i maggiori studiosi della Shoah, racconta ciò che accadde, scavando tra verità scomode e occultate per decenni.
I centri di sterminio
«Ho cercato di ricostruire la storia dei centri di sterminio a partire dalle testimonianze dei pochi sopravvissuti (non più di una ventina), dagli atti dei processi e delle inchieste giudiziarie del dopoguerra che, tra l’altro, hanno portato alla condanna di soli 37 colpevoli tra le SS e i guardiani. La ricostruzione delle biografie dei carcerieri e dei carnefici, oltre a quelle dei pochi sopravvissuti, ha reso possibile capire le cause di una simile e unica tragedia» dice Sessi, che presenterà il libro il 23 febbraio alle 18 in Biblioteca Teresiana dove dialogherà con Antonella Tiburzi, docente di Didattica della Storia all’Università di Bolzano.
L’Olocausto
«Quello che noi chiamiamo Olocausto o Shoah - dice Sessi - ha inizio all’Est con le uccisioni all’aperto, mediante fucilazioni, nei territori dell’Urss occupata dalle truppe tedesche (luglio 1941) e successivamente (novembre 1941) a Chelmno, un piccolo villaggio del Warthegau, un’area della Polonia incorporata al Reich, mediante camion a gas. Pochi mesi dopo, l’eliminazione degli ebrei dell’Est prosegue, a partire dal marzo 1942, nei centri di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka in camere a gas fisse. Auschwitz che fino ai primi mesi del 1942 fu soltanto un centro di eliminazione di ebrei non più in grado di lavorare, non fu certo il luogo in cui venne decretato l’inizio dello sterminio degli ebrei d’Europa».
I lagher minori
Eppure oggi Auschwitz è meta di oltre 20mila visitatori al giorno. Nei centri di sterminio di Belzec, Sobibor, Treblinka e Chelmno i visitatori sono invece poche migliaia all’anno. Sessi spiega che «ad Auschwitz furono assassinati gli ebrei dell’Europa dell’Ovest, e i tedeschi non fecero in tempo a fare scomparire le tracce di quello che è senza dubbio il più grande lager nazista. I siti dei centri di sterminio, invece, vennero distrutti completamente dai nazisti quando furono chiusi; al posto dei campi e delle fosse comuni i nazisti fecero piantare migliaia di alberi ed edificare fattorie agricole. Il loro obiettivo, dopo lo sterminio, era quello di nascondere le loro azioni agli occhi del mondo. Inoltre, ancora oggi, è molto difficile raggiungere quei luoghi mediante mezzi di trasporto pubblici. La storia dell’assassinio di oltre un milione e 600mila ebrei dell’Est e l’uccisione di alcune migliaia di Sinti e Rom nei centri di sterminio di Chelmno, Belzec, Sobibor e Treblinka è dunque poco conosciuta dal grande pubblico». Ricco di documenti inediti, il libro (di 416 pagine, il prezzo di copertina è 30 euro) è un lavoro enorme che ha impegnato Sessi per oltre dieci anni in ricerche negli archivi e quattro viaggi nei centri di sterminio.