Perseguitata dall’ex: lo manda a processo
Per quattro mesi, dopo aver deciso di interrompere la relazione sentimentale con l’uomo che non voleva più avere accanto, aveva vissuto l’inferno. Perseguitata giorno dopo giorno dall’ex, che dopo le telefonate e le minacce, i pedinamenti e le incursioni, era arrivato al punto di affiggere manifesti con insulti e fotomontaggi volgari.
Un incubo, dal quale, a un certo punto, non riusciva a intravedere vie d’uscita. L’angoscia era diventata così insopportabile tanto da provare a farla finita. Aveva ingerito una dose massiccia di farmaci, ma i medici l’avevano salvata. Alla fine, dopo un ricovero in psichiatria per recuperare la lucidità, aveva fatto la cosa giusta: l’aveva denunciato. E i carabinieri l’avevano arrestato con il codice rosso. Ora l’uomo, 50enne che abitava nello stesso paese dell’Oltrepò mantovano, è finito alla sbarra con l’accusa di stalking. Il processo comincerà il 25 marzo.
Il calvario
L’inferno comincia nel giugno del 2019, quando la donna decide di porre fine alla relazione sentimentale. Lui non accetta di essere lasciato. Un copione ormai insostenibile, a cui si assiste ogni giorno in ogni aula di tribunale. L’addio lo manda fuori controllo, le telefona di continuo e compare come un fantasma in tutti i posti dove immagina di poterla trovare.
Una presenza asfissiante, un tormento dal quale la donna non riesce a difendersi. Si sente disarmata, ostaggio di un uomo con cui non ha più niente da spartire. Via posta le arrivano lettere anonime, decine in pochi mesi, con contenuti che spaziano dalle offese alle minacce.
La vergogna
Una mattina compaiono fogli stampati a colori in formato A4 che ritraggono la donna in espliciti fotomontaggi, accompagnati da offese volgari e le solite minacce. I manifesti sono stati attaccati, durante la notte, in diversi punti del paese, uno davanti a un supermercato per avere certezza che venga visto da mezzo paese, e altri davanti a esercizi pubblici.
Non è la prima volta,però, perché lui ha già attaccati dei manifesti davanti al posto di lavoro della ex: nelle scritte, frasi che intimano al datore di lavoro di licenziarla. Un gesto che ha sortito il risultato contrario, facendo scattare il sostegno e l’affetto di tutti i colleghi. E giorno dopo giorno, la donna sprofonda sempre di più nella depressione.
La disperazione
Per cercare di sfuggire al suo persecutore, la donna cambia tutte le sue abitudini: gli orari, le strade, le frequentazioni, la vita. Fino ad arrivare al gesto disperato, il giorno di Ferragosto: pensa che sparire sia l’unico modo di liberarsi di lui.
Ma i familiari vegliano su di lei e intervengono in tempo evitando la tragedia: la donna viene portata d’urgenza in ospedale e si salva. Ora la vittima si è costituita parte civile al processo difesa dall’avvocata Simonetta Barbi.