Bernulia a Oltrecultura Fest: «Non trasmetto messaggi, ma esprimo la mia felicità»
foto da Quotidiani locali
Arte su arte: la fotografia che ritrae la composizione e diventa un oggetto da condividere sui social network. L’avventura di Bernulia, Giulia Bernardelli, è iniziata così nel 2015: con una macchia di caffè sul tavolo bianco dei genitori e con una felice intuizione. Quella di realizzare e fotografare, perché l’arte di Bernulia è più effimera di un’ala di farfalla e si diffonde solo attraverso la condivisione del suo ritratto, fatto sempre dall’alto per amore di perfezione e di equilibrio.
C’è qualcosa di talmente nuovo in quest’arte della composizione e dell’effimero da richiamare paradossalmente un concetto antichissimo, quello dell’opera libera da responsabilità e dal peso dello sguardo altrui. È proprio Bernulia a rivelare, nel secondo episodio di Oltrecultura, di esprimere felicità e fiducia nella creazione, lasciando intendere di staccarsi dall’idea di artista che risucchia la sofferenza e la getta in pennellate, parole o note. Ma se è vero che i social network sono pieni di fotografie, quelle di Bernulia sono finite sotto gli occhi giusti e per lei l’arte è presto diventata un lavoro che le sta facendo girare il mondo.
«Ma in realtà non ho mai pensato di fare l’artista - ha spiegato Bernulia a Giulio Cisamolo che l’ha intervistata al Q Bar - Ho condiviso qualche foto solo perché i miei amici insistevano. Poi è esploso tutto: l’opera fatta con il caffè rovesciato è stata la svolta. A dire la verità, però, ancora oggi ogni lavoro è un salto nel buio, è scalare una montagna. Così procedo a piccoli passi e mi sento più sicura».
Se l’ordine delle sue opere è tutto l’ordine che possiede, Bernulia ha saputo gestire benissimo il mestiere: «La stragrande maggioranza delle richieste mi arriva dalle agenzie, il resto da privati. Mi è capitato di dover fare un ritratto con l’olio motore, ma mi è capitato anche un contratto con la Siemens, un’esperienza straordinaria che ha messo in luce anche la diversa considerazione che questo colosso tedesco ha del lavoro». Bernulia non ha mai dovuto chiedere di lavorare, è sempre stata cercata. Ma cosa chiede a se stessa questa dona di 36 anni? «Diciamo che sono passata da essere influencer a qualcosa di diverso perché le mie opere non hanno alcuna intenzione di orientare. Da questo punto di vista non trasmetto messaggi, ma esprimo la mia gratitudine e la mia felicità. Quando lavoro io vivo in anticipo la gioia di fotografare quello che ho fatto. Non è sempre tutto facile, comunque: lo scorso anno è stato davvero buio».
Le opere possono essere commissionate, e quindi con al centro un prodotto, oppure libere. In ogni caso Bernulia sceglia di rappresentare l’equilibrio della natura. Agrumi, petali, foglie, sassi, rametti: «Tutte cose che raccolgo passeggiando per Mantova e che poi mi ritrovo in tasca». A proposito di Mantova: Bernulia non ha alcuna intenzione di trasferirsi in un’altra città «perché posso lavorare da qui e perché io amo tutto della mia città. Mi piace andare a Milano, ma è una fatica».
L’artista globale fa girare le sue opere ma può abitare a Mantova. Anzi, a Mantova mette radici ancora più profonde: Bernulia ha aperto il suo studio in centro. «Mi piace andare al bar e conoscere tutti, dalla comunità prendo e spero di restituire. Per verniciare il mio studio ho cercato un particolare tipo di verde per le pareti, e devo dire che sono stata accontentata» (Carlo Scaini, pittore, è il creatore di questo verde speciale, ndr).
E il futuro? «Una cosa è certa; non legherò mai il mio gusto alle mode. Poi voglio lavorare con nuovi materiali come l’argilla per fare ceramiche. Ma penso a tante cose...».