Prodi piange don Giovanni: «Un amico mio e dei più poveri»
Si terranno oggi alle 15.30 nella cattedrale di San Pietro a Bologna i funerali di don Giovanni Nicolini, 83 anni, il «prete dei poveri» mantovano, morto lunedì scorso. A presiedere il rito funebre sarà il cardinale arcivescovo, nonché presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Zuppi. Che ha parlato della scomparsa del sacerdote come di «una grande perdita per la Chiesa, per la sua storia e per il significato della sua testimonianza» che ha saputo unire «preghiera e impegno per la povertà».
L’università
Amico intimo di don Giovanni fin dai tempi degli studi milanesi all’università cattolica di Milano è stato Romano Prodi, lui a giurisprudenza e Giovanni a filosofia. L’ex premier ed ex presidente della Commissione europea ha subito espresso «profondo dolore» per la scomparsa dell’amico, ricordandone la vicinanza a don Giuseppe Dossetti, parlamentare e poi sacerdote.
Don Giovanni, ha detto Prodi, era il «figlio spirituale» di don Dossetti, «un sacerdote al servizio dei più poveri e degli emarginati. La sua costante sollecitudine nei confronti dei più fragili lo ha condotto sempre, senza incertezze, sul sentiero della carità». Ha ricordato il suo impegno come direttore della Caritas bolognese e come vicario della parrocchia dell’ospedale Sant’Orsola ma, soprattutto, la sua dedizione come cappellano del carcere della Dozza. Insomma, «un apostolo della carità, con lo sguardo rivolto al mondo. Ci mancherà la sua passione, la sua intelligenza, la sua profonda umanità e la sua capacità di aggregare».
Il Concilio
L’amicizia con don Giovanni aveva spinto Prodi a redigere la postfazione del libro scritto nel 2021 dal sacerdote intitolato «Don Giovanni Nicolini. Il canto dei poveri dà il ritmo al mio passo» (edito da Centro Formazione e lavoro A. Grandi). In quell’occasione, Prodi aveva ricordato le critiche di don Giovanni alla Chiesa per essersi allontanata dalle conclusioni del Concilio: «Questa _ dice l’ex premier _ è per don Giovanni la grande occasione mancata dalla Chiesa italiana». Delusioni che vengono superate «dalle continue invenzioni» messe in atto dal prete come la scuola Sammartini «per dare una prospettiva ai ragazzi che non ne avevano», il volontariato nel carcere «per impedire che la disperazione rimanesse l’unico sentimento del luogo» e l’attività di consolazione svolta al Sant’Orsola perché «nel dolore è importante che la persona si senta amata».
I legami
Mantova è sempre stata presente nella vita di don Nicolini. Lì non solo aveva la famiglia ma anche tanti amici che lo spingevano sempre ad accettare gli inviti a partecipare a iniziative di carattere culturale e sociale. Soprattutto sui temi come la carità, la pace e il dialogo con le altre religioni.