Casa e lavoro per gli stranieri regolari: ecco il progetto della Prefettura di Mantova
foto da Quotidiani locali
La prefettura scende in campo direttamente a fianco dei tanti stranieri che vivono in regola nel Mantovano. Lo fa con un apposito progetto che punta ad attingere al Fondo europeo asilo, migrazione e integrazione che il ministero dell’Interno mette a disposizione tra il 2021 e il 2027. Un progetto che se sarà approvato dal Viminale verrà finanziato con 485mila euro. Intanto, la prefettura ha individuato il partner che l’accompagnerà nella gestione del progetto che durerà 18 mesi: si tratta dell’associazione senza scopo di lucro Lule di Abbiategrasso, in provincia di Milano, l’unica che ha partecipato al bando pubblico. È la stessa associazione che ha affiancato la prefettura nei due precedenti progetti Multitasking e Multitasking 2.0 finanziati con lo stesso Fondi Fami, dedicati alla prevenzione dello sfruttamento sul posto di lavoro e, segnatamente, contro il caporalato nelle campagne.
Istruzione e formazione
L’obiettivo del nuovo progetto è quello di fornire ai migranti «istruzione e formazione prodromiche all’inclusione lavorativa». Gli strumenti per centrarlo sono diversi. Innanzitutto, si vuole potenziare il ruolo di governance del Consiglio territoriale per l’immigrazione, l’organismo presieduto dal prefetto che monitora la presenza degli stranieri nel Mantovano e la capacità del territorio di assorbire i flussi migratori. Il lavoro del Consiglio verrà implementato attraverso la formazione di vari gruppi di lavoro per raccordare i tanti progetti attivi nel Mantovano.
La collaborazione
In particolare, verrà aperto un apposito tavolo permanente sul tema dell’inclusione abitativa e, quindi, dell’inserimento dei migranti in piani di housing sociale; si intensificherà, inoltre, la collaborazione con la Questura per prevenire eventuali casi di fragilità tra gli stranieri. La collaborazione tra le due istituzioni (Prefettura e Questura) verrà anche rafforzata per gestire le varie pratiche burocratiche in modo da ridurre i tempi d’attesa. Verranno anche migliorati i servizi rivolti ai cittadini stranieri grazie ad incontri formativi tra gli operatori della prefettura e quelli pubblici e del privato sociale, coinvolti nella gestione del fenomeno migratorio, su temi specifici individuati dal Consiglio territoriale per l’immigrazione.
La novità sarà il rafforzamento delle attività di monitoraggio dei centri di accoglienza, per tenere sotto controllo gli standard quantitativi e qualitativi dei servizi erogati dai gestori, con un aggiornamento in tempo reale dei dati relativi alle presenze. Infine, verrà implementato il protocollo realizzato con il progetto Multitasking 2.0 per favorire l’inserimento al lavoro dei migranti che hanno chiesto la protezione internazionale e quelli che l’hanno già ottenuta. In particolare, verrà sviluppato lo scambio di informazioni con le aziende e le associazioni di categoria; si andrà anche nei centri di accoglienza straordinaria per promuovere tra i migranti le opportunità di lavoro, soprattutto nei settori agricolo e zootecnico, che si aprono per loro.
Centri di accoglienza
Intanto, nei centri di accoglienza straordinaria della Prefettura si sta vivendo un periodo di relativa calma. Gli ingressi si sono ridotti rispetto ad un mese fa quando a Lampedusa gli sbarchi erano a getto continuo. Alla settimana scorsa, nei cosiddetti Cas erano ospitate 677 persone. Continua, però, la difficoltà a reperire edifici dove accogliere i migranti in vista di una sempre possibile ripresa degli sbarchi e, quindi, dei trasferimenti. La Prefettura, nel corso di questi mesi, si è affidata a vari bandi pubblici per trovare operatori economici ed enti del Terzo settore capaci di mettere a disposizione circa un migliaio di posti letto per chi arriva in cerca di protezione internazionale. Alcune gare sono andate deserte e, alla fine, sono state trovate sei cooperative che tra vecchi contratti prorogati e nuovi sottoscritti, garantiscono circa 700 posti nei Cas. L’ultima gara andata deserta era quella relativa a cento posti nei nuovi Centri di accoglienza temporanei dove gli immigrati avrebbero dovuto essere ospitati per sei mesi prima di essere inseriti in quelli straordinari.