«Io, maltrattata da mio marito e da mio figlio quindicenne»: il caso in tribunale a Mantova
Per tre anni, secondo l’accusa, ha subito violenze e angherie da parte del marito e, in un episodio, anche da dal figlio quindicenne. «Sì, una volta ho ricevuto un pugno in pieno volto anche da mio figlio che, ormai messo su da suo padre, non mi rispettava più perché mio marito mi aveva dipinto come una poco di buono».
Il racconto choc
È il racconto choc di una donna, che il 4 marzo in tribunale a Mantova, ha ripercorso davanti al collegio di giudici presieduto da Giacomo Forte gli anni dal 2017 al 2019 e la difficile convivenza con il marito e il figlio adolescente. A processo per maltrattamenti il marito, che non era presente in aula, e col quale ha già avviato la pratica di separazione.
Continue offese
«Le offese erano quasi all’ordine del giorno – ha ricostruito la donna – Diceva che lo tradivo, che avevo altri uomini, e giù parolacce anche davanti a nostro figlio».
Nel 2019 la donna sceglie di non sottostare più a quelle violenze e lo invita ad andarsene. «Era estate e quando è rientrato alle tre di notte, forse ubriaco, ha iniziato ad inveire contro di me. Poi, di scatto, mi ha mirato un calcio all’altezza della testa. Mi sono riparata con le braccia e mi ha colpito rompendomi un polso. Quella volta in ospedale mi sono fatta refertare la frattura».
Qualche tempo dopo la donna si rivolge ai carabinieri e sporge denuncia. In passato era finita al pronto soccorso altre volte, ma non aveva mai detto la verità per paura di ritorsioni.
Ma gli episodi emersi in tribunale, stando al racconto della donna, sarebbero tanti. «Come quella volta in cui mi ha chiuso improvvisamente la portiera dell’auto schiacciandomi la mano. In realtà era lui ad avere una relazione extraconiugale con altre due donne. Una volta, addirittura, visto che era senza soldi perché non lavorava, sono dovuta andare a saldare il conto in un albergo dove si era fatto fare anche dei massaggi».
In un’altra occasione, durante l’ennesimo litigio, la donna sarebbe stata morsicata a un dito della mano.
Le minacce
Non solo violenze fisiche, ma anche verbali e minacce. «In un paio di occasioni al telefono mi ha detto che se era per lui potevo anche morire. “Ti lego due pietre al collo – ha precisato la donna in sede di deposizione – e poi ti butto nel Po”».
L’udienza è proseguita con la deposizione di due carabinieri, intervenuti durante una lite, e di una vicina di casa, a cui la donna aveva confessato le continue violenze subite. Il processo è stato rinviato al 24 giugno per l’esame dell’imputato e per le altre testimonianze.