Resta un turismo mordi e fuggi, ma cresce: a Mantova è un boom
Il numero di pernottamenti nel 2023 torna al pre-Covid e le visite nei musei superano Mantova Capitale della cultura
Quello mantovano è un turismo in continua crescita, tornato ai livelli pre-Covid con la città che ha persino superato quelli dell’anno da Capitale della cultura, e se il numero di pernottamenti 2023 resta da permanenza da mordi e fuggi relegando la nostra provincia agli ultimi posti in regione è perché a fare la differenza nella scelta per le vacanze lunghe è soprattutto la presenza di montagne e laghi importanti, che qui mancano. «Per il capoluogo il discorso da fare è diverso, siamo tutt’altro che tra gli ultimi» rimarca, dati alla mano, l’assessore comunale alla partita Giovanni Buvoli. Dal canto suo, pur in assenza di località sciistiche o da soggiorni estivi alternativi al mare, la Provincia è tutt’altro che ferma, sottolinea il presidente Carlo Bottani, nel mettere in campo «soluzioni strutturali per un’ulteriore crescita del turismo mantovano».
I dati provinciali
Ai vertici della classifica regionale sulle presenze turistiche (numero pernottamenti) nel 2023 troviamo la provincia di Milano, Brescia, Como e Sondrio mentre Mantova, con 684mila, è al terzultimo posto, prima solo di Pavia e Cremona. Dato, quello della nostra provincia, che Palazzo Lombardia considera comunque positivo in quanto in crescita rispetto al 2022 quando le presenze erano state 652.183 e addirittura lievemente superiore all’anno pre-Covid (2019) quando furono 683.382. Dall’Osservatorio regionale sottolineano infine un boom di turisti stranieri anche nella nostra provincia: lo scorso anno sono stati il 36% delle presenze.
Bottani: i progetti in campo
Ad elencare i progetti pro-turismo messi in campo dalla Provincia è il presidente Bottani: «Puntiamo ad allargare il territorio, cioè Mantova città più Mantova provincia proprio per aumentare la permanenza turistica. Abbiamo il progetto Museo diffuso del Risorgimento, già finanziato da Fondazione Cariplo, Regione e Fondazione Cariverona per 1,1 milioni, c’è il sostegno alla Curia nella valorizzazione del patrimonio artistico-religioso (già finanziato con un milione da Fondazione Cariplo e Regione), è stato vinto il bando ministeriale Percorsi di fede per 800mila euro, siamo rientrati nella Comunità del Garda, c’è l’adesione al circuito Garda Musei, lo studio fattibilità per il ripristino della linea ferroviaria Mantova-Peschiera, entro settembre la Provincia aprirà il sito De.Co per la valorizzazione della cucina tipica mantovana e infine il protocollo con il Coni per eventi sportivi come il passaggio del Giro d’Italia maschile e femminile del 2024».
I dati comunali
A snocciolare i dati sul turismo in città è invece il vicesindaco Giovanni Buvoli. Le notti trascorse nelle strutture ricettive del capoluogo nel 2023 sono state 230mila contro le 213.818 del 2022 e le 236mila del 2019. Ma se il turismo nelle piccole città d’arte va da sé che sia mordi e fuggi «vanno contati anche i visitatori di giornata, quelli che non si fermano a dormire ma comunque visitano i musei - prosegue Buvoli - muovono l’economia consumando in bar e ristoranti». In questo caso si tratta di cifre ancora più alte. Gli ingressi nei musei civici sono stati 358.398 nel 2023, 196.739 nel 2022, 112.600 nel 2021, 64.700 nel 2020 (anno Covid), 297.209 nel 2019, 249.956 nel 2018, 284.586 nel 2017, 306.295 nel 2016 (anno di Mantova Capitale della cultura) e 211.883 nel 2015. Dati «che raccontano - commenta il vicesindaco - di una crescita, a parte il crollo legato alla pandemia, e di un 2023 da record grazie alla mostra di Rubens con un numero di visitatori nettamente più alto di quello di Mantova Capitale della cultura». E per quanto riguarda i dati tendenziali anche il 2024 è partito bene: «Gli ingressi nei musei civici a gennaio sono stati 37.401 contro i 16.392 di gennaio 2023, ovvero più del doppio, e a febbraio sono stati 17.128 contro i 15.535 di febbraio dello scorso anno».
Buvoli: per la città è diverso
Per Buvoli «quello delle città d’arte non è un turismo di massa, le province come quelle di Sondrio, Brescia e Como hanno un’attrattività data dalla presenza di località di montagna e di laghi importanti». Insomma il raffronto sulle presenze turistiche andrebbe fatto se tra piccole città d’arte. «E in questo caso i nostri dati parlano chiaro». Per non contare che «ci sono anche quei turisti che restano fuori dai conteggi che si basano sulle presenze alberghiere o sui biglietti staccati dai musei - prosegue Buvoli - si tratta di visitatori che ci sono, che magari vengono in città in occasione di un concerto o di altro, e che stiamo cercando di stimare grazie a uno studio ad hoc». Basti pensare al turismo religioso e «al dato reso noto dalla Diocesi - conclude Buvoli - durante la recente presentazione delle prossime iniziative: sono circa 500mila le persone che ogni anno visitano la concattedrale di Sant’Andrea».