Bandiere a ruba e tifosi anche dall’estero: a Mantova è febbre biancorossa
È febbre biancorossa, ma non un credo da fanatici del pallone. È un sentimento popolare, un entusiasmo largo che ha contagiato anche chi il calcio lo segue distrattamente o non lo segue proprio.
È un richiamo identitario, un desiderio di rivalsa che corre sulle gambe dei giocatori come fossero le proprie: la promozione in serie B promette di risarcire i mantovani anche della amarezze quotidiane, fuori dal perimetro dello stadio. Finalmente una gioia.
Fermento in città
«Il Mantova? Al bar non si parla d’altro» conferma Mattia Pedrazzoli, titolare del bar Brasile, in via Calvi, referente di categoria per Confesercenti. «Anche i sostenitori più tiepidi si sono riscoperti supertifosi. Sì, i mantovani sono innamorati della loro squadra» riferisce Pedrazzoli. Che raccoglie e rilancia l’invito del centro di coordinamento Mantova Club: «Esporremmo la bandiera biancorossa e sollecito anche gli altri baristi a farlo». Il temperamento umido della giornata di ieri ha scoraggiato i mantovani dall’agghindare ringhiere e davanzali, ma la pioggia non ha sbiadito il respiro biancorosso che gonfia la città (e la provincia) di aspettative.
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Sciarpe e scaramanzia
La promozione diretta in serie B è quasi matematica, potrebbe già arrivare domani, ma è più probabile che si realizzi sabato, il giorno della sfida in casa contro l’Atalanta Under 23. Dipende dalle sorti del Padova, grande rivale di questa stagione, e dalla fame del Mantova, passato dall’incubo della retrocessione al sogno del salto di categoria.
Quel “quasi” (matematica), però, apre una piccola crepa d’incertezza subito sigillata con la scaramanzia: bocche cucite dalla società, anche rispetto al boom del merchandising. Magliette, felpe, sciarpe e bandiere, andate a ruba a partire dal periodo natalizio, quando il Mantova aveva allestito la usa casetta nel mercatino di piazza Virgiliana. No, boom non è un’iperbole, è il 125% d’incremento sulla vendita dei prodotti ufficiali della squadra riferito dall’ufficio marketing due mesi fa. Figurarsi ora, sull’orlo della grande festa.
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Da Dublino con sentimento
La promessa della festa ha richiamato da Dublino Davide Turcato, classe 1958, di mestiere sviluppatore di software per Microsoft. Era a Torino lo sfortunato 11 giugno del 2006, il giorno dei playoff per la serie A, e sabato sarà al Martelli. Tifoso di sentimento, Turcato, animato dal bisogno dell’ancoraggio alle radici. «Un mantovano da sempre in esilio» si racconta: nato da genitori di Borgoforte ma cresciuto a Modena prima di prendere la via del mondo.
Nella stagione del Mantova in serie A aveva cinque anni ed era incantato dalla favola del Piccolo Brasile. «La squadra attuale? Entusiasmante come allora».