Ex Ilva, il governo ai sindacati: “Lavoriamo per divorzio consensuale. Ma ArcelorMittal è fuori”
Sull‘ex Ilva il governo è al lavoro per arrivare ad un accordo per un “divorzio consensuale” con ArcelorMittal ed evitare un lungo contenzioso legale. Lo hanno detto – secondo quanto riportano alcune fonti sindacali – gli esponenti di governo al tavolo di confronto sull’ex Ilva a Palazzo Chigi. In particolare in queste ore sono al […]
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Sull‘ex Ilva il governo è al lavoro per arrivare ad un accordo per un “divorzio consensuale” con ArcelorMittal ed evitare un lungo contenzioso legale. Lo hanno detto – secondo quanto riportano alcune fonti sindacali – gli esponenti di governo al tavolo di confronto sull’ex Ilva a Palazzo Chigi. In particolare in queste ore sono al lavoro i legali dei due soci con l’intenzione di arrivare in tempi rapidi a soluzione consensuale ed evitare lungo contenzioso. Entro mercoledì si saprà se ci sono condizioni per l’intesa.
Presenti al tavolo i ministri Urso, Calderone, Fitto e Giorgetti accompagnati dai sottosegretari Mantovano, Guerzoni e Caputi. E proprio il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha assicurato che “Mittal è fuori“. Per il governo nel futuro dell’ex Ilva non ci sarà il colosso franco-indiano. Le condizioni poste da ArcelorMittal per rimanere in Acciaierie d’Italia sono inaccettabili e impercorribili, per traghettare Taranto fuori dalla drammatica crisi produttiva in cui versa e garantire l’occupazione di un bacino che conta 20mila lavoratori tra diretti e indiretti, serve un intervento drastico.
È il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a tenere il punto nel corso di una informativa al Senato, accusando il socio privato in Acciaierie di non aver mantenuto nessuno degli impegni presi, né sul fronte occupazionale né su quello del rilancio industriale. “Inaccettabile” per il governo la discesa in minoranza di Mittal senza, però, la disponibilità a investire in proporzione alla propria quota, scaricando l’intero onere finanziario sullo Stato e reclamando al contempo “il privilegio” – aveva spiegato in mattinata Urso – di condividere in ogni caso la governance, così da condizionare ogni ulteriore decisione. Sullo sfondo resta lo spettro dell’amministrazione straordinaria. Quando e se, però, resta ancora da vedere. Per i sindacati è l’opzione più cruenta e va evitata. Metterebbe in ginocchio le aziende creditrici dell’indotto e rafforzerebbe lo spauracchio della cassa integrazione, già ampiamente attivata. Le priorità che Fim, Fiom e Uilm portano sul tavolo dell’esecutivo sono la salvaguardia dei livelli occupazionali, la continuità dell’attività lavorativa e degli impianti.
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