Alessia Pifferi, il pm: “Avrebbe potuto salvare sua figlia. Ora mente per ottenere sconti di pena”. Lei: “Non ho mai voluto ucciderla”
Nuova udienza a Milano del processo ad Alessia Pifferi, accusata di omicidio volontario dopo la morte per stenti della figlia di 18 mesi da lei lasciata sola in casa per sei giorni. La Corte d’assise presieduta dal giudice Ilio Mannucci Pacini ha respinto la richiesta della difesa di integrare la perizia psichiatrica secondo cui è […]
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Nuova udienza a Milano del processo ad Alessia Pifferi, accusata di omicidio volontario dopo la morte per stenti della figlia di 18 mesi da lei lasciata sola in casa per sei giorni. La Corte d’assise presieduta dal giudice Ilio Mannucci Pacini ha respinto la richiesta della difesa di integrare la perizia psichiatrica secondo cui è capace di intendere e volere con nuova documentazione: carte che, a detta del legale Alessia Pontenani, avrebbero dimostrato che già da bambina soffriva di “turbe psichiche e gravi ritardi cognitivi” dimostrati per esempio dal fatto che portava “il ciuccio a 11 anni”. Il pubblico ministero, Francesco De Tommasi, aveva dato parere favorevole all’acquisizione dei documenti ma non all’integrazione della perizia psichiatrica, contestando la “correlazione” con i fatti contestati. Nella sua requisitoria De Tommasi ha definito la donna “una persona lucida, che con strategia vuole ottenere un obiettivo e in questo caso vuole un beneficio in termini sanzionatori”.
Per quale motivo, ha chiesto il pm, “se lei non voleva uccidere, il 18 luglio 2022, quando torna col compagno a Milano da dove si è allontanata il 14 luglio, non passa” per vedere come sta la figlia “sola in casa con temperature altissime” e “solo con poca acqua e latte nel lettino?”. Pifferi, ha aggiunto il pm, ha detto anche su questo “l’ennesima bugia“, ha detto che temeva “la reazione del compagno”, ma a lui aveva già detto che la piccola “era al mare con la sorella”. Lei, ha proseguito il pm, “lo fa solo perché aveva paura che il compagno troncasse la relazione e voleva passare con lui più giorni possibili”. Pifferi, ha ribadito il pm, “ha avuto mille possibilità di salvare la vita a sua figlia“. Poi “ha studiato, congegnato tutto, ha capito come funzionano le contestazioni penali e ci viene a raccontare l’ennesima bugia perché spera che il suo comportamento possa essere considerato in modo diverso, perché possa avere degli elementi a favore”. Lo “scopo prima”, ossia quello dell’omicidio, “era di divertirsi col suo compagno, di spassarsela coi suoi uomini, ora il suo scopo è di ottenere benefici”. Insomma: “racconta bugie, le utilizza per eludere a suo modo gli ostacoli della propria esistenza, è una persona che ha tanti obiettivi egoistici e desideri insoddisfatti”.
Il pm ha descritto, in un passaggio della requisitoria, nei dettagli le condizioni “raccapriccianti” in cui è stata lasciata per quasi una settimana la piccola, che non poteva nemmeno muoversi dal letto. “Non aveva acqua e cibo a sufficienza per resistere”, ha chiarito raccontando “la paura, la fame e la sete che questa bambina ha avvertito”. Durissima la ricostruzione degli ultimi giorni di vita della piccola che ha “patito sofferenze atroci, terribili, che si è spenta lentamente all’esito di un processo di progressivo indebolimento delle funzioni vitali fino a perdere la vita”.
Pifferi, nelle sue dichiarazioni spontanee in aula, ha sostenuto di stare “già pagando il mio ergastolo avendo perso la mia bambina”. In carcere “sono stata picchiata dalle detenute a San Vittore”, ha lamentato, “mi urlano ‘mostro’ o ‘assassina devi morire’, ma non ho mai pensato o premeditato che potesse accadere una cosa così terribile a mia figlia, non ho mai voluta ammazzarla, non mi è mai passato dalla testa di ammazzare mia figlia”, ha affermato.
Ieri la sorella di Alessia Pifferi, Viviana, partecipando al programma La vita in diretta ha raccontato di aver “segnalato agli assistenti sociali una situazione in cui c’era bisogno di aiuto” ma “loro mi hanno risposto che dovevo andare io ad aiutarla“. E ancora: gli psicologi dell’ospedale, contattati dai medici che avevano visitato la piccola Diana portata da loro dalla nonna per una febbre alta, dissero che Pifferi “era lucida e attenta nei confronti della figlia”. Durante quei colloqui, ricostruisce Fanpage, la donna aveva raccontato di essere contenta della nascita di Diana e di avere “un compagno presente”, cosa poi smentita parlando con lo psichiatra che ha steso la perizia su di lei. Nella ricostruzione della sorella, le omissioni di Alessia Pifferi avrebbero tenuto lontani dalla verità gli psicologi e la famiglia. Lei e la madre si sono costituite parte civile nel processo.
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