Il Coni non vuole più pagare le tasse: l’ultima trovata di Malagò, che rischia di chiudere il bilancio in rosso
I dipendenti, le Olimpiadi, le tasse: ogni scusa è buona per batter cassa. Da mesi il Coni chiede al governo di avere più contributi pubblici a sua disposizione, “appena” 45 milioni di euro l’anno. Ora l’ultima trovata di Malagò e attaccarsi pure alle tasse: sono troppo alte, il Comitato Olimpico non le vuole più pagare. […]
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I dipendenti, le Olimpiadi, le tasse: ogni scusa è buona per batter cassa. Da mesi il Coni chiede al governo di avere più contributi pubblici a sua disposizione, “appena” 45 milioni di euro l’anno. Ora l’ultima trovata di Malagò e attaccarsi pure alle tasse: sono troppo alte, il Comitato Olimpico non le vuole più pagare. O avere fondi extra di pari importo.
Il n.1 dello sport proprio non si rassegna: in passato il Coni gestiva circa 400 milioni l’anno, adesso solo un decimo dopo la riforma Giorgetti che ha affidato le chiavi della cassaforte alla partecipata “Sport e Salute”, proprio per ridimensionare l’egemonia di Malagò. Da allora è un continuo trattare col governo per recuperare pezzi del potere perduto, il personale, le competenze, la società di servizi, e ovviamente i soldi.
Il Coni – che ha un bilancio di circa 85 milioni, di cui 45 statali – lamenta da tempo di essere sottofinanziato. A fine anno, ad esempio, ha strappato in manovra un bonus di 13 milioni, che nelle intenzioni di Malagò e del ministro Abodi doveva essere strutturale, “per sempre”, e invece dopo lo stop dall’Economia (sempre Giorgetti) è stato assegnato “una tantum”, solo per il 2024, per sostenere i maggiori costi della partecipazione alle Olimpiadi di Parigi. Non basta, dal Foro Italico tornano alla carica.
L’ultima giunta si è soffermata a lungo a lungo sull’incidenza degli oneri accessori sul bilancio: circa 10 milioni da pagare tra Ires e Irap, Tari, Tasi, e via dicendo. “Siamo nettamente penalizzati da una serie di gravami che sono veramente assurdi per un ente sportivo”. Ecco il ragionamento di Malagò: ci danno 45 milioni ma di fatto è come se ogni anno partissimo da meno 10, quindi sono solo 35. Ne vogliamo di più. La richiesta al governo è già partita: “È stato fatto presente e c’è manifesta attenzione e sensibilità”.
Il Coni in realtà paga le tasse né più né meno di qualsiasi altro ente, la pretesa di un trattamento di favore appare piuttosto irragionevole e nasconde semmai una preoccupazione: nonostante i 13 milioni extra già ricevuti dal governo, il bilancio 2024 ad oggi prevede un rosso di circa 6 milioni e senza un ulteriore rabbocco statale chiuderà in perdita. Due le strade percorribili. La prima è trovare un modo per pagare meno tasse: sarebbe già stato posto un quesito all’Agenzia delle Entrate, per capire se e quali esenzioni possono applicarsi al Coni, in quanto ente pubblico no profit, ma resta una soluzione complicata per i tecnicismi che comporta. Molto più semplice elemosinare qualche milioncino in più dal governo. Il vero obiettivo del Coni, lo stesso di sempre.
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