Sedici imprese pronte per le gare del Nautaverso di Trieste ma il 2027 è già sfumato

foto da Quotidiani locali

TRIESTE Sono sedici le manifestazioni di interesse ricevute dalla Camera di commercio Venezia Giulia per progettazione, costruzione e gestione della nuova versione digitale del Parco del mare. L’iter per la raccolta delle proposte si è appena concluso. Si tratta di un passaggio preliminare per accelerare la raccolta delle candidature, mentre le gare d’appalto vere e proprie arriveranno nei prossimi mesi. Il presidente camerale Antonio Paoletti aveva annunciato di voler affidare i lavori entro l’autunno, ma le scadenze andranno posticipate al 2025, anche a causa di ulteriori adempimenti richiesti dal nuovo Codice degli appalti.

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Nomi top secret

L’avviso esplorativo risale alla fine dell’anno scorso. «Oggi possiamo dire – dice Paoletti – di aver raccolto ben 16 manifestazioni di interesse per la progettazione, la realizzazione e l’eventuale gestione del Nautaverso». Paoletti parla di «un successo», testimoniato dal passo avanti compiuto da «imprese triestine, regionali, nazionali e internazionali», fra cui «grossissime aziende». I nomi restano coperti in attesa delle gare. Paoletti si limita a dire che «c’è chi si è fatto avanti per singoli aspetti del progetto e chi per tutta la trafila, dalla progettazione fino alla gestione della struttura una volta a regime».

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Cronoprogramma slittato

La Camera sognava di far partire il cantiere entro l’anno, ma il cronoprogramma deve fare i conti con il nuovo Codice degli appalti, entrato in vigore a gennaio. Le norme revisionate stabiliscono che, per iniziative di questa portata, i proponenti debbano dotarsi del cosiddetto Documento di indirizzo alla progettazione (Dip). Serve insomma uno schema preliminare dell’intervento: soltanto dopo la stesura del Dip potrà essere bandito l’appalto per la progettazione esecutiva. Il presidente spiega però di aver «dato mandato ai nostri consulenti per capire se possiamo fondere la gara per il Dip e quella per la progettazione, in modo da perdere meno tempo possibile a causa di una burocrazia che complica invece di semplificare. Da parte nostra stiamo correndo il più possibile, perché il Nautaverso è la nostra priorità assoluta».

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L’iter

Se si rivelerà fattibile fondere i due procedimenti, la Camera conta di arrivare all’autunno con il progetto in mano. Potrà a quel punto partire la Conferenza dei servizi che vedrà gli enti competenti esprimersi sulle autorizzazioni. Successivamente verrà bandita la gara europea per l’esecuzione dei lavori e forse anche della gestione del Nautaverso. Sui tempi ci sono dunque incognite aperte. Anche unificando le gare per Dip e progettazione esecutiva, infatti, sarà impossibile rispettare l’intenzione espressa solo qualche mese fa di far partire il cantiere entro la fine del 2024, con successivi 36 mesi per la consegna della struttura a chi dovrà gestirla. Si prospetta dunque uno slittamento sulla possibilità cullata da Paoletti di inaugurare la struttura entro il 2027. Le tempistiche potrebbero inoltre dilatarsi di altri mesi, qualora i consulenti sconsigliassero l’unificazione delle prossime gare.

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Vent’anni di progetti

Con l’arrivo delle manifestazioni di interesse fa comunque un passo in avanti il progetto del Parco del mare 5.0, versione aggiornata della proposta messa sul tavolo dalla Camera di commercio nel 2004 per dare nuova vita all’area ex Cartubi in abbandono. In vent’anni l’idea di realizzare un grande acquario alla fine del molo Fratelli Bandiera è andata incontro a rinvii e ripensamenti, fino ad arrivare alla quinta e apparentemente ultima revisione, che non prevede più uno zoo subacqueo per i pesci, ma un polo dell’edutainment basato esclusivamente su tecnologie digitali immersive.

Nuova versione

Rispetto alle intenzioni originarie, il Nautaverso si è così ridimensionato nelle sue volumetrie e ciò non solo per reggere i costi di cantiere in costante aumento, ma anche per tentare di assicurare la sostenibilità dell’impresa con un numero di accessi più contenuto e per ottenere il via libera della Soprintendenza, in un’area urbana le cui cubature sono state stravolte in passato per il mancato rispetto dei vincoli legati alla valorizzazione dell’antica Lanterna, letteralmente soffocata dagli edifici della Guardia di finanza.

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