Slovenia – Italia, un’amicizia resa forte dagli incendi sul Carso
TRIESTE È sul terreno rovente del Carso devastato dagli incendi che negli ultimi anni la collaborazione transfrontaliera ha raggiunto il suo zenit, in particolare durante l’emergenza del luglio 2022 quando le fiamme bruciarono migliaia di ettari. Un nemico comune, il fuoco, che non conosce frontiere, ma al di qua e al di là del confine che attraversa l’altipiano vigili del fuoco italiani e “gasilci” sloveni hanno saputo combattere insieme, fianco a fianco, difendendo un territorio unico, senza distinzioni nazionali. Ci sono stati infatti altri campi in cui italiani e sloveni, dopo il gesto delle mani unite, hanno rafforzato il dialogo.
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A poco meno di due anni abbiamo risentito alcuni dei protagonisti di quell’eroica guerra contro gli incendi, a cominciare da chi è tuttora in prima linea sul fronte transfrontaliero, il comandante dei pompieri di Nova Gorica Simon Vendramin. «Difficile trovare le parole per descrivere quei giorni – ricorda Vendramin –. Non avevamo mai visto qualcosa di simile, se non nei film catastrofici. Sembrava uno di quei colossali incendi che ogni tanto avvengono negli Stati Uniti e invece era il nostro Carso».
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«Il fuoco che abbiamo fronteggiato in quei giorni ci ha mostrato la potenza della natura, ma anche la forza della collaborazione con i colleghi e amici italiani – sottolinea il comandante dei gasilci –. Il fuoco non vede i confini, ma lo stesso vale per noi: non importava dove nascessero i focolai, si andava da una parte e dall’altra, senza guardare la carta geografica, ma solo pensando a spegnere il prima possibile le fiamme. Così ce l’abbiamo fatta. Conoscevamo anche i pericoli dovuti alle migliaia di residuati bellici ancora presenti sul Carso: solo in quei giorni, sul versante sloveno, abbiamo contato più di 500 detonazioni, ma è un rischio che eravamo disposti a correre. Per fortuna nessuno è rimasto ferito».
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«In questi ultimi due anni il livello di collaborazione si è ulteriormente consolidato – aggiunge Vendramin –, con una conoscenza reciproca sempre più profonda e ovviamente questo facilita il lavoro insieme. Poi ci sono nuove iniziative, non solo dal punto di vista operativo, ma anche per quanto riguarda la prevenzione e le iniziative educative».
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Quei giorni se li ricorda bene anche Alessandro Granata, all’epoca comandante provinciale dei vigili del fuoco di Gorizia, ora a Sondrio. «A Gorizia e a Trieste ho trovato un contesto che non ha eguali – afferma Granata –: il multilinguismo, l’apertura mentale di italiani e sloveni che condividono questo territorio e che combattono assieme contro gli incendi. Per me è stata un’esperienza unica. Tra l’altro la collaborazione tra vigili del fuoco e gasilici nasce quando ancora c’era la cortina di ferro. Impossibile dimenticare quello che abbiamo vissuto nel 2022. Ricordo 19 giorni consecutivi di incendi, più di 4 mila ettari di Carso distrutti e i residuati bellici che scoppiavano. L’aria era irrespirabile. Eravamo disperati, appena riuscivamo a spegnere un incendio si scatenava un altro focolaio, con una velocità di combustione che superava i 17 metri al secondo e proprio in quei frangenti l’aiuto reciproco è stato fondamentale». «Il rapporto di amicizia ha favorito la collaborazione, così come le numerose esercitazioni congiunte – osserva il comandante – alcune anche in luoghi simbolo come la piazza della Transalpina. Adesso a Sondrio abbiamo delle iniziative di collaborazione con i colleghi svizzeri, ma gli sloveni sono molto meglio».
Gli incendi transfrontalieri dell’estate 2022 hanno portato i vigili del fuoco a sviluppare con la Prefettura il progetto di prevenzione “Carso non arso”, come spiega l’attuale comandante provinciale dei vigili del fuoco di Gorizia Pierpaolo Gentile, ribadendo che con i colleghi d’oltreconfine rapporti e scambi di informazione sono continui: «L’attività di coordinamento è in continua evoluzione, possiamo dare supporto a loro e loro a noi». Gli operatori italiani hanno dato una mano a quelli sloveni anche in occasione dei recenti ritrovamenti di ordigni bellici a pochi metri dal confine: «Con i droni abbiamo contribuito a garantire la sicurezza della zona e con Go! 2025 le attività si intensificheranno perché sul territorio ci sarà un numero sempre più ampio di persone».
Una storia esemplare è quella di Boris Cotic e Dimitri Bensa, uno di Savogna e l’altro goriziano, volontari sia nella Protezione civile italiana, sia nei gasilci sloveni. Entrambi protagonisti dell’emergenza del 2022, oggi continuano ancora a dividersi tra la protezione civile del Fvg e i Gasilci e hanno partecipato anche all’esercitazione transfrontaliera “Resiloc”. «In occasione degli incendi del 2022 – ricorda Boris – la collaborazione è stata molto fruttuosa. Sia per me, sia per Dimitri sono stati dieci giorni passati al di qua e al di là del confine. Ricordo l’arrivo dei rinforzi dalla Slovenia sul San Michele: in quella zona e a Jamiano la presenza dei gasilci è stata cruciale perché le fiamme erano arrivate a lambire le abitazioni».