Il velista di Capodistria che ha formato generazioni di campioni triestini
Nei giorni in cui soffia la bora e la vela prende il largo nel golfo, è impossibile scrutare quel confine su terra che nel 1992 attraversava tutte le mattine, da Capodistria-Koper alla Pietas Julia di Sistiana, poi a Trieste alla Società velica di Barcola e Grignano (Svbg) per allenare i suoi allievi e preparali ad affrontare le regate più impegnative e appassionanti. «Nella vela non c’è molta differenza. Prima si è avversari, poi si diventa amici», dice Dragan Gasic, forse tra i più preparati istruttori di Optimist in Italia che con i suoi allievi, generazioni di campioni triestini della vela, ha vinto praticamente tutto: dai titoli nazionali a quelli europei e mondiali. «Se sono amato non lo so», dice, onesto: ma «io vivo per questo, e per loro».
È il mentore storico di Giovanna Micol, campionessa alle Olimpiadi («aveva quel guizzo in più», ricorda), per dirne una, e di Stefano Cherin, tra i professionisti più noti del settore: ma il velista, timido quanto ruvido – come quelle gelide acque invernali in cui, con spirito dell’Est, porta ad allenare i suoi «guerrieri», per «prepararli a tutte le tempeste» – non presta attenzione ai titoli vinti, che a malapena riesce a mettere in fila. Ricorda però, nome e cognome, di tutti i ragazzi formati e accompagnati per vela in trent’anni: Lisa Vucetti, le gemelle Elisa e Chiara Boschin, Mattia Pressich, Carolina Albano i primi che elenca. Tutti velisti triestini che, dopo i successi agli Optimist, timonati dall’istruttore sloveno hanno preso il largo in questa disciplina.
Erano tutti lì al circolo velico, una mattina di un paio di estati fa: allievi e avversari, tutti amici. A commuoverlo, anche, e ricordagli di quanto in realtà alla fine fosse amato: come quando, appena arrivato al di qua del confine nei difficili anni Novanta, loro «mi aiutavano a leggere le istruzioni di regata, scritte in italiano: che poi, quando uscivamo per mare, non c’era più bisogno di parlare».