Rapinatore incastrato dal Dna su una bottiglia
Condannato a quattro anni e mezzo. Decisive le tracce trovate nell’auto usata per i colpi in un market e in una tabaccheria
CERTOSA. La prova del Dna, recuperato da una bottiglia al bar, era stata determinante per l’arresto. E lo è stata anche nel processo. Per Loris Bancone, 30 anni, di Vellezzo Bellini, è scattata una condanna a quattro anni e mezzo. Il giovane doveva rispondere di due rapine messe a segno a febbraio del 2019 al supermercato Md di Certosa e, una settimana dopo, al bar tabacchi della frazione Torriano. Bancone, difeso dall’avvocato Roberto Grittini, doveva rispondere di rapina aggravata: era entrato nei due locali con il volto coperto da un passamontagna e aveva minacciato le cassiere con una pistola, per farsi consegnare 3.500 euro al supermercato e 900 euro in tabaccheria. Entrambe le rapine erano state messe a segno alla chiusura degli esercizi commerciali. Accolta la richiesta di condanna del pubblico ministero Roberto Valli, che aveva coordinato le indagini.
Indizi contro di lui
Dagli accertamenti era emerso che il giovane aveva agito con un complice, non identificato. A spingere le indagini verso Bancone erano stati i filmati di alcune telecamere, da cui era emerso il nome del giovane di Vellezzo, noto alle forze dell’ordine perché già coinvolto, in passato, in altre vicende giudiziarie. Ma gli agenti della squadra mobile avevano svolto altre verifiche. In particolare era stata repertata una traccia di Dna trovata su una bottiglietta rinvenuta all’interno dell’auto che sarebbe stata utilizzata dai due rapinatori. A quel punto è stata prelevata un’altra traccia, per poter fare il confronto, da una bottiglietta usata dal giovane in un bar. Le due tracce coincidevano. Questo dettaglio, insieme ad altri indizi, ha avuto il suo peso nella sentenza, anche se il collegio presieduto da Luigi Rianti deve ancora depositare le motivazioni.
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