L'associazione commercianti denuncia: «Chiedere i ristori è un percorso a ostacoli»
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Bar e ristoranti alle prese con le nuove chiusure e la burocrazia che ferma gli aiuti
PAVIA. Ristori difficili da ottenere con procedure che spesso riducono la platea di richieste. «Alcuni bandi come quello per i ristoranti sono un percorso ad ostacoli», spiegano dall’Ascom di Pavia. Ma per il momento Ascom, pur bocciando la scelta di mettere in zona rossa la Lombardia che ha costretto bar e ristoraneti a richiudere, non promuove nessuna protesta di piazza se non in coordinamento con tutte le altre Ascom di Italia. Pavia reagisce così al primo giorno della nuova zona rossa lombarda.
«Il caso limite è il decreto Bellanova per aiutare i ristoranti, 600 milioni di euro stanziati a fondo perduto ad agosto: un rebus riuscire a partecipare, basti pensare che in provincia di Pavia ci sono state solo una dozzina di richieste - spiega il direttore provinciale dell’Ascom, Gian Pietro Guatelli -. Di sicuro non serve una burocrazia che complica le cose, invece che semplificarle. Gli aiuti della Regione Lombardia sono stati molto più facili da ottenere. Contributi che non bastano a sanare la situazione, ma almeno che sia facile averli».
Alla recente manifestazione di piazza, a Pavia, hanno partecipato molti commercianti. Ufficialmente l’Ascom no. «Tutte le iniziative volte a far sentire la voce delle attività piegate dalla crisi dovuta alla pandemia vanno bene, ma la nostra è un’associazione di categoria strutturata a livello nazionale. Se protestiamo, si fa insieme per far arrivare le istanze sul tavolo del governo facendo sentire una voce unitaria e non solo locale, il problema al di là di colori e zone, riguarda l’ Italia intera».
L’Ascom di Pavia si accoda alla Regione nel ricorso per la sospensione della zona rossa in Lombardia. L’assessora Letizia Moratti infatti ha impugnato l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che colloca la Lombardia nella zona a rischio maggiore e quindi con più divieti. Stando al commercio sono chiusi tutti i negozi ritenuti non essenziali e i saloni estetici. Aperti solo negozi essenziali, tabaccherie, edicole farmacie e market alimentari. Per bar e ristoranti c’è la possibilità di consegne a domicilio e asporto (ma dopo le 18 si può ritirare solo cibo, niente bevande). «Misure eccessive per la Lombardia - dice Guatelli -. Il ricorso della Regione è corretto, aspettiamo l’esito. Non avrebbe senso fare altri ricorsi uguali a quello già presentato dalla Regione Lombardia».
Una situazione generale pesante e le ripercussioni si fanno sentire anche sul territorio. «Lo stato d’animo tra i negozianti di Pavia,è basso - aggiunge Guatelli -. Con tutto chiuso gli incassi sono ancora una volta ridotti ai minimi termini». «Anche a Voghera siamo messi male, l’umore è a terra. Non ci voleva questa ennesima chiusura, dopo un anno di emergenza ci sono i modi per aprire anche con orari ridotti» spiega la referente dell’Ascom di Voghera, Cristina Palonta. «È dura, un periodo difficile anche a Vigevano: turismo, locali pubblici, ma anche negozi e banchi mercatali non alimentare sono in sofferenza - dice Renato Scarano (Ascom Vigevano) - .In un periodo importante come quello dei saldi: invece la merce dei negozi e banchi d’abbigliamento resterà nei magazzini, senza incassi e quindi senza soldi per acquistare la collezione primavera-estate».
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