Per la Regione è solo colpa dell’algoritmo, ma sotto palazzo Lombardia scoppia la protesta
![Per la Regione è solo colpa dell’algoritmo, ma sotto palazzo Lombardia scoppia la protesta](https://laprovinciapavese.gelocal.it/image/contentid/policy:1.39821419:1611649561/Coronavirus,%20Flash%20Mob.jpg)
Mentre continua lo scambio di accuse con il ministero, il centrosinistra scende in piazza a Milano: «Forse dati sbagliati da ottobre»
MILANO. Il direttore generale della Sanità lombarda Marco Trivelli rivendica la paternità dell’email del 19 gennaio inviata Silvio Brusaferro («con la presente... si richiede che venga eseguito un calcolo dell’indice RTSintomi recependo le modifiche definite a livello tecnico relative al conteggio dei pazienti guariti e deceduti») ma ribadisce: è l’algoritmo dell’Rt che ha delle «criticità» e questo «ce lo ha detto l’Istituto Superiore di Sanità». «La mail – spiega il manager – è stata inviata perché lo stesso istituto ci aveva detto che era in difficoltà a ricalcolare l’indice di contagiosità. Per loro c’era un problema di software: una criticità nell’algoritmo, per cui era necessario ricalcolare l’Rt della settimana dal 4 al 10 gennaio».
Era il 7 gennaio
Lo scambio tra Iss e Regione Lombardia risale – come rivelato da Repubblica e Tg3 – al 7 gennaio, quando Roma scrive a Milano: «Ti ricordo il problema dei vostri dati con data inizio sintomi e mai uno stato clinico a conferma di questo». Per questo, chiarisce il funzionario dell’Iss, «dobbiamo cercare di lavorare per risolvere questo problema vista la forte differenza tra Lombardia e le altre regioni». Da molto tempo infatti la Lombardia lascia in bianco il campo «stato clinico» dei contagiati segnalati: è l’unica regione a farlo. «Ma quel campo», rivendica Trivelli, «non è rilevante né per l’Iss, secondo cui la compilazione è facoltativa, né per il calcolo dell’Rt».
Eppure l’istituto nelle ultime settimane ha chiesto più volte di compilarlo. Tanto che alla fine la Regione lo fa. Spiega Trivelli: «In circa il 3 per cento dei record ci è stato chiesto di inserire un valore convenzionale di stato sintomatico. Ci è stato chiesto di optare tra sintomatico e paucisintomatico, con effetto indifferente sull’esito dell’indice Rt». A quel punto, circa 10 mila contagiati che erano senza una classificazione di «stato clinico» sono stati inseriti come «asintomatici» o «paucisintomaci» e sono dunque stati esclusi dal calcolo, portando l’Rt – che si calcola coi sintomatici – da 1,4 a 0,88. «Con l’Iss c’è sempre stata un’interlocuzione limpida fino a quel momento», dice Trivelli, «poi non so cosa sia successo.
“Ragion di Stato”
Credo che dicendo che l’algoritmo non funziona abbiamo toccato “la ragione di Stato”. Loro non possono ammettere che hanno sbagliato, perché vorrebbe dire che anche l’indice di altre regioni è sbagliato. Noi per primi abbiamo pensato che la criticità dell’algoritmo fosse un problema contingente invece abbiamo capito che è un problema di fondo, molto nascosto, che viene fuori solo in situazioni di stress del sistema». Ad oggi però solo la Sardegna ha contestato l’indice di contagiosità annunciando un ricorso al Tar contro la zona arancione. A fare da sponda a Fontana, i presidenti leghisti che chiedono di rivedere i 21 i criteri usati per il monitoraggio settimanale e per la definizione delle zone cromatiche.
«Il sistema può avere conseguenze devastanti sulla vita delle persone e sull'economia quindi è necessario il massimo rigore nell'analisi dei dati», spiegano Massimiliano Fedriga, Christian Solinas, Nino Spirli, Donatella Tesei e Luca Zaia, spalleggiati da Matteo Salvini che ha definito la zona rossa lombarda un «errore clamoroso». Dura la replica del viceministro Pierpaolo Sileri: «I dati vengono dalle Regioni e sono loro che li comunicano al ministero, non siamo noi che diamo i numeri di positivi e sintomatici».
Le proteste
E lunedì sera sotto la Regione circa un migliaio di persone hanno chiesto le «dimissioni di Fontana» a suon di calcolatrici e pallottolieri, mentre dal fronte dei sindaci di centrosinistra dei capoluoghi arriva la richiesta di ulteriore chiarezza sui dati: è «molto probabile», spiegano, «che l’Rt abbia avuto una sovra valutazione dal 12 ottobre», cioè da quando «guariti e deceduti non vengono scorporati dal numero dei pazienti attivi qualora non si sia riempito il famoso “stato clinico”».Fontana però non arretra e anzi annuncia un «raddoppio» del ricorso al Tar: «Con la tecnica dei motivi aggiunti ampliamo il ricorso all’ordinanza del 22 gennaio del ministro Speranza nella parte in cui viene detto che è stata la Lombardia a inviare nuovi dati», spiega l’avvocato Federico Freni.