L’ospedale su rotaia costruito alle Officine di Voghera: così ha preso forma il treno sanitario
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Nell’hangar dell’Officina ferroviaria mesi di duro lavoro: «Ingegneri, carpentieri e personale sanitario fianco a fianco per assemblarlo»
VOGHERA. Assemblato, pezzo per pezzo, bullone su bullone, nelle Officine Manutenzione Ciclica di via Lomellina. Il treno sanitario per l'emergenza del Coronavirus (che sarà impiegato per emergenze e calamità, realizzato da Trenitalia- gruppo FS Italiane in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile e dell’Areu, Agenzia Regionale Emergenza Urgenza della Lombardia) è tutto pavese. O meglio, vogherese. Ci hanno lavorato centinaia di persone: ingegneri, tecnici, carpentieri, falegnami. È rimasto ai box per qualche tempo, fino a quando è stato chiamato in causa per far fronte alla pandemia che soprattutto in Lombardia mostra il volto più feroce.
Ma non servirà solo per la regione in cui è nato. Il convoglio può avere la funzione di trasporto pazienti verso altre zone d'Italia o all'estero per alleggerire la pressione sulle strutture ospedaliere, oltre a rappresentare un'integrazione al servizio sanitario territoriale per la gestione delle emergenze, in caso di utilizzo come Posto Medico Avanzato. Si tratta di un treno che consente di trasferire e curare i pazienti con personale sanitario dedicato su carrozze equipaggiate con specifiche attrezzature mediche.
Il treno è costituito da otto carrozze e due locomotori posizionati alla testa e alla coda. Il treno sanitario è composto da tre carrozze con posti letto di terapia intensiva per pazienti ventilati in modo invasivo. Altre due carrozze tecniche sono state realizzate per il funzionamento delle apparecchiature medicali e, in particolare, per ospitare i gruppi elettrogeni che creano un sistema indipendente di alimentazione delle dotazioni sanitarie. E ancora, due carrozze di cui una con posti letto per il personale e la seconda predisposta per il coordinamento tecnico-sanitario e per l'area filtro necessaria per il passaggio tra l'area pulita e l'area operativa. Una carrozza, infine, serve da magazzino per il trasporto di tutti i materiali e dei dispositivi medici. Insomma è un vero e proprio ospedale di altissimo livello su rotaia.
Ingegneri, esperti del settore medico, manovali, artigiani ci hanno lavorato in silenzio per mesi, all'interno delle ex Grandi Officine alla stazione di Voghera giorno e notte, sotto la supervisione dell'ingegner Lorenzo Mancini, per mettere a punto un piccolo gioiello tecnologico da utilizzare come arma in più contro il Covid.
Il risultato è un convoglio progettato per offrire un livello di assistenza sanitaria fino alla terapia intensiva, anche in biocontenimento, con la possibilità di integrare altre carrozze con ulteriori funzioni medico-sanitarie. Ognuna delle tre carrozze sanitarie può trasportare fino a sette pazienti per un totale di 21 postazioni disponibili. Tutto, naturalmente , è gestito da personale sanitario specializzato, personale tecnico-logistico e di direzione per un massimo di 45 operatori.
Il treno ha un'attrezzatura minima necessaria a gestire qualsiasi tipo di emergenza e assistere i pazienti anche in condizioni critiche grazie a 21 ventilatori polmonari, 1 ecografo, 2 emogas analizzatore, 21 fra monitor, aspiratori e altre attrezzature, 3 postazioni di monitoraggio.
«E' motivo di grande orgoglio per noi che sia stato realizzato dal primo pezzo all'ultimo alle Officine manutenzione di Voghera - dice Salvatore Cicciò, per 40 anni nelle ferrovie e oggi direttore del museo ferroviario "Pessina" -. So che era pronto da un pò e ci hanno lavorato tantissime persone per parecchi mesi. Era ai "box", cioè in un hangar alla stazione di Voghera in vista del suo utilizzo. Io abito qui vicino e l'ho visto uscire proprio l'altro giorno, pronto per essere utilizzato dove servirà. —