«Da Pavia a Pieve Emanuele: il mio viaggio in taxi da 120 euro per avere finalmente il vaccino»
la storia
Lunedì a metà mattina si è fatta vaccinare con la prima dose Pfeizer. Ha 82 anni e vive a Pavia, in viale Golgi, ma si è dovuta vaccinare in provincia di Milano a oltre 20 chilometri dalla sua città. È una dei 5mila over 80 pavesi convocati fuori provincia per il vaccino.«Da casa vedo il San Matteo - spiega una pensionata, amministrativa di un’organizzazione sindacale nella vita -. Però per ricevere la prima dose sono dovuta andare a Pieve Emanuele. E dovrò tornarci anche per la seconda, ho l’appuntamento già fissato dopo Pasqua. E nel centro vaccinale di sud Milano ho trovato più gente di Pavia rispetto a quando faccio un giro in Strada Nuova».
È il racconto di uno dei tanti anziani di Pavia e dintorni convocato via sms dall’ormai tristemente celebre sistema di Aria Lombardia per la vaccinazione fuori provincia. «A Pieve Emanuele tutto bene, personale eccezionale, poca attesa e distanziamenti perfetti - spiega la donna -. Però viviamo in una città come Pavia, dove ci sono fior di ospedali, e in tanti ci siamo dovuti spostare. Una conoscente ha dovuto rinunciare al vaccino: non può affrontare questo viaggio sia fisicamente sia economicamente. Ha chiamato in Regione e stanno cercando una soluzione».
La pensionata pavese specifica di poter raccontare la giornata vaccinale di lunedì «da un a posizione privilegiata perché ho una buona pensione e nonostante qualche acciacco mi ritengo in buona salute». Per potersi vaccinare però la pensionata di viale Golgi ha dovuto chiamare un taxi e pagare, per viaggio (oltre una quarantina di chilometri tra andata e ritorno) e sosta del taxi per l’attesa la bellezza di 120 euro. «E dovrò pagare una cifra analoga anche ad aprile per il richiamo - spiega la pensionata pavese -. Posso permettermelo, per carità, quest’anno invece delle uova di Pasqua mi sono regalata il viaggio per la vaccinazione. Ma così non va bene, ci sono persone meno fortunate di me sia economicamente sia fisicamente che non possono affrontare il viaggio. Conosco una signora che prende 600 euro di pensione e fa fatica a muoversi, mi ha detto che non riesce a spostarsi: una spesa e una fatica troppo elevati. Ha chiesto aiuto alla Regione, speriamo che riescano a vaccinarla qui a Pavia».
La pensionata pavese aveva saputo di essere ammessa al vaccino giovedì. «Il messaggio rispetto ad altri di cui leggo e sento è arrivato abbastanza in anticipo rispetto all’appuntamento: mi è suonato il cellulare che erano le 23 passate, a un’amica il messaggio è arrivato alle 3 di notte - ricostruisce la pensionata pavese -. Oltre all’orario un po’insolito per una comunicazione di questo tipo ci sono rimasta male soprattutto quando, il mattino seguente, ho aperto il messaggio. Ho iniziato a farlo scorrere, ho letto via Sardegna 7: ma a Pavia in viale Sardegna c’è il naviglio non strutture sanitarie, poi ho controllato bene ed era via Sardegna a Pieve Emanuele. Mi sono organizzata e prenotato il taxi, ma per tanti anziani meno in forma di me tutto questo è davvero complicato. Ho vissuto l’ultimo anno con il timore di contagiarmi, ma non l’ho vissuto in maniera ossessiva come altri. Ho usato le precauzioni, cercando di continuare la vita di prima. Ora con il vaccino iniziamo a vedere la luce in fondo al tunnel». —