Crisanti: la Lombardia ha sbagliato a seguire chi voleva le aperture e adesso il virus corre
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Parla il virologo che ha gestito la prima fase dell’emergenza in Veneto: «La primavera sarà ancora dura, avremo più di 7mila casi al giorno»
PAVIA. Attenzione perchè «questa primavera non sarà una passeggiata: avremo ancora 7-8mila casi Covid al giorno». Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova, com’è solito fare, non usa mezzi termini. Dice di non essere per niente convinto «che si debbano riaprire le scuole», come pure del fatto che «si riesca ad vaccinare il 70% degli italiani per raggiungere l’immunità di gregge». Ieri alle 18 era previsto il suo intervento in videoconferenza all'incontro organizzato dal Collegio Ghislieri sul tema: “I vaccini anti-Covid: sviluppo, differenze ed efficacia». Incontro che però è stato rinviato al 3 maggio prossimo, sempre alle 18. Intanto, Crisanti non fa mancare la sua lucida analisi sulla situazione pandemica. Partendo dall’Italia.
Professore, parliamo della situazione nazionale: come va dopo la stretta introdotta dall’ultimo Dpcm?
«Tutto sommato, considerando che siamo di fronte alla trasmissione della velocissima variante inglese, ma una volta tanto presa in tempo attraverso misure di restrizione abbastanza tempestive, direi che vada meglio di quanto ci aspettassimo. Ricordo che prima, reduci da un gennaio in zona arancione-rossa, contavamo 7-8mila casi alla settimana. Quindi le ultime misure hanno attenuato l’impatto del virus. Almeno per il momento».
In Lombardia però le cose non vanno benissimo. Abbiamo toccato il tetto dei 30mila morti.
«In Lombardia la situazione geografica e demografica è particolare: ci sono 10 milioni di abitanti; tutti i capoluoghi sono interconnessi con autostrade a due o tre corsie; città satellite gravitano sui capoluoghi. Quanto a interconnessione è forse paragonabile solo al Veneto. Questo non fa che agevolare la circolazione del virus».
Quanto agli effetti e alle strategie contro il Coronavirus, quali similitudini vede tra Veneto e Lombardia?
«In Veneto hanno fatto una scelta tecnicamente sbagliata: quella di usare tamponi rapidi in modo massiccio per lo screening nelle Rsa e sul personale sanitario. Così, la maggior parte delle case di riposo si è infettata e più di un terzo dei decessi, che sono stati 70mila, è avvenuto proprio lì. Certo che i 30mila morti lombardi sono tanti, inaccettabili. Ma in genere questo succede quando la politica pretende di affrancarsi dalla scienza».
Ci spiega? Cosa bisognava fare e cosa no in Lombardia?
«È un problema di neuroni, di scelte. Cosa bisognava fare in Lombardia? Non di certo scelte demagogiche. Non bisognava cedere a gruppi di pressione, e queste due regioni - Lombardia e Veneto - sotto questo profilo sono simili. Se ci sono gruppi di interesse che spingono per fare tamponi rapidi e riaprire al più presto nonostante i contagi, rappresentando la base elettorale inevitabilmente influenzano le scelte».
La Lombardia ha cambiato anche l’assessore al Welfare, passando da Giulio Gallera a Letizia Moratti…
«Non posso dire nulla dell’assessore Moratti perché non ne ho letto i provvedimenti. Penso che Gallera fosse in buona fede, che in fondo volesse il bene della regione. Ma le sue scelte erano determinate dal fatto di non avere la necessaria preparazione richiesta da quel lavoro».
Torniamo alla visione d’insieme. Secondo lei, visto il trend dei contagi, le regioni italiane potrebbero tornare a cambiare colore? Pure la Sardegna, che da bianca è diventata arancione?
«La Sardegna è tornata arancione perché ha superato solo uno degli indici. Penso quindi che in una settimana possa tornare in giallo, o forse in bianco. Per le altre regioni ci vorrà più tempo».
Quanto?
«Dipende anche dalle persone che vaccineremo. Le scuole? Sono un ambiente da mantenere in osservazione, perché sicuramente favoriscono la circolazione del virus».
Cosa pensa delle vaccinazioni fatte con AstraZeneca?
«Sono vaccinazioni sicure, senza ombra di dubbio. Il caso AstraZeneca è stato una tempesta in un bicchiere d’acqua, scatenata da una ipersensibilità delle autorità politiche europee su questo argomento. Anche se da una parte è sbagliato sospendere le vaccinazioni, i cittadini comunque devono essere rassicurati. Rispetto ai dati va detto che sono occasionali, aneddotici. Abbiamo un sistema che sembra reagire a tutela di tutti noi, il sistema di controllo funziona».
E cosa pensa della nuova intesa Figliuolo-Draghi dopo Conte-Arcuri ? Si vede un salto di qualità?
«L’agenda la detta il virus, non la politica. Alla fine sono poche le cose da fare che funzionano. Ci potrà essere un miglioramento del metodo, questo sì. Draghi ha posto l’obiettivo di 500mila vaccini al giorno entro aprile, vedremo. Noi tutti vogliamo essere contenti e sorpresi. Ma ci vuole uno sforzo corale del popolo: tutti devono dare il loro contributo».
Ritiene che il nuovo farmaco Indolo-3 Carbinolo (I3C) Possa riuscire a bloccare il Covid? Parlo dello studio internazionale pubblicato sulla rivista “Cell Death & Disease”- Nature, e coordinato da Giuseppe Novelli dell’Università Tor Vergata di Roma.
«Sono molti i composti che bloccano il virus. In genere, nello sviluppo dei farmaci, il 98% dei composti che ha attività in vitro non prosegue nella fase 1. Ci vuole cautela».
In un articolo comparso su Nature si afferma che l’immunità di gregge al 70% non cambierà di molto l’assetto attuale: serviranno comunque vaccino e precauzioni.
«Da mesi sto dicendo che in Italia, così come siamo messi, difficilmente raggiungeremo l’immunità di gregge. Ammesso che funzioni al 70%, dovremmo vaccinare 40 milioni di persone. E comunque, anche così non sarebbe sufficiente, perché con il 70% di vaccinati l’indice Rt è uguale a 1. Ora è 1.2».
Cosa ci aspetta la prossima estate. Possiamo pensare di andare in vacanza?
«Non credo che ci siano elementi per dirlo. Non diamo false illusioni, né avanziamo previsioni catastrofiche. Basta guardare ciò che ci succede intorno: ci sono Paesi come l’Inghilterra che stanno vietando di entrare e di uscire dai confini . Non c’è ancora certezza».
La gente è stanca. Professore cosa vuole dire a tutte quelle persone che il Covid ha portato sull’orlo di una crisi di nervi?
«Di tener duro e non perdere di vista lo spirito di collaborazione. Bisogna muoversi uniti verso la meta, che significa avere la meglio sul virus». —