Allarme scuola alla vigilia della riapertura: in provincia 1.500 tra prof e bidelli hanno detto no al vaccino
Mercoledì 7 riprendono a frequentare oltre 30mila alunni dall'asilo alla prima media: il 15% del personale scolastico non si è fatto immunizzare
PAVIA. Il 15% del personale scolastico pavese non si è vaccinato contro il Covid-19. Hanno scelto di dire no all’iniezione 1.500 tra insegnanti, bidelli e amministrativi degli istituti scolastici del territorio, su una platea complessiva di circa 9.500 persone.
Un dato che sta producendo reazioni a catena proprio all’interno delle strutture dove, da mercoledì 7 aprile, si tornerà a fare lezione. È lo stesso personale vaccinato a ritenere «ingiusta la decisione di non immunizzarsi contro il Covid da parte di chi deve convivere con bambini e ragazzi» e soprattutto «deve dare l’esempio». Così si moltiplicano commenti e critiche. Sul caso si mobilita anche il sindacato. La Cisl chiama in causa i dirigenti scolastici perché, ricorda «devono garantire la salute e la sicurezza dei propri dipendenti».
Contagi in classe quasi azzerati
Si torna a scuola, così come vuole il nuovo decreto del governo Draghi, per gli alunni di materne, elementari e prime medie pavesi. Dopo 33 giorni di lezioni a distanza i positivi tra i banchi sono crollati e di conseguenza le quarantene. Qualche numero: in tutto sono oltre 33.658 i bambini e le bambine pavesi dai 3 agli 11 anni che rientrano in classe. Per loro resta l’obbligo di mascherina e distanziamento. Sempre mercoledì riaprono anche i nidi per i piccoli sotto 3 anni.
Una popolazione di alunni, docenti e bidelli che troverà ambienti sanificati e quasi zero casi di contagio. Basti pensare che dai 2.089 studenti in quarantena registrati a metà marzo, con 93 classi chiuse, si è passati in questi giorni a 13 alunni in isolamento e 5 classi per cui la chiusura è stata mantenuta. È in questo contesto che sta serpeggiando malumore tra personale vaccinato e non.
Piovono critiche
Ancora adesso sono parecchi i casi di insegnanti e bidelli, convocati per il vaccino negli Hub del territorio, che decidono di non presentarsi: il San Matteo, da cui dipendono per la distribuzione dei vaccini anche le cliniche Città di Pavia e Beato Matteo di Vigevano, e Asst Pavia, con i punti vaccinali Auser di Voghera e centro commerciale Il Ducale di Vigevano, ne sanno qualcosa. Al policlinico di Pavia, come negli altri centri vaccinali, dove al personale scolastico è destinato il siero AstraZeneca, a decine hanno rifiutato di fare l’iniezione. L’hanno fatto disertando gli appuntamenti, destando la reazione dei dirigenti delle strutture, come Carlo Nicora, direttore generale del San Matteo. Il quale ha sottolineato come «questo sia un problema» ed esortato chi ha prenotato a «mantenere gli impegni assunti».
Mercoledì molte di queste persone rientreranno in classe, e questo desta preoccupazione, ad esempio, in Elena Maga, segretario provinciale Cisl. Che spiega: «Anche i docenti e in parte i collaboratori (vedi operazioni igieniche nelle scuole dell'infanzia o alunni disabili) hanno funzioni di cura e assistenza. Sono molto vicini agli alunni e le varianti in circolazione, ora nella nostra provincia, sono pericolose per tutte le fasce di età. Quindi dovrebbe essere oggetto di riflessione anche da parte delle famiglie l’eventuale pericolo di presenza a scuola di persone che, pur potendosi vaccinare, non lo hanno fatto volontariamente e possono diventare veicolo di contagio anche per i figli, oltre che per i colleghi». —