Arrestato a Marzano, rifiuta l'estradizione in Moldavia: "Non rispettano i diritti umani"
Era a casa della madre, deve rispondere di omicidio preterintenzionale. Ora dovrà esprimersi il ministero di Grazia e Giustizia
MARZANO. Era accusato di omicidio preterintenzionale in Moldavia ed è stato arrestato a Marzano la sera di venerdì 2 aprile, quando gli agenti della squadra Mobile, dopo alcune ricerche, lo hanno individuato a casa della madre; il 28enne Petru Plasciuc, destinatario di un mandato cattura internazionale, è stato portato in carcere. Nell’udienza che si è tenuta davanti alla quinta sezione della Corte d’Appello di Milano - da quanto appreso - il giovane ha negato il consenso all’estradizione. Assistito dall’avvocato Davide Montani, il 28enne ha richiamato il mancato rispetto dei diritti umani nei confronti dei detenuti nel suo Paese d’origine. Ora gli atti sono stati trasmessi al ministero della Giustizia, che dovrà pronunciarsi in merito.
In base a quanto si legge nel verbale d’arresto, Plasciuc era già ricercato anche in Italia per l’esecuzione di una pena residua di 9 mesi dopo una sentenza del Tribunale di Como; quindi dal 31 dicembre 2020 era anche destinatario del mandato di cattura internazionale, con l’accusa di omicidio preterintenzionale emessa dai togati della cittadina moldava di Etinet. Il fatto risale al 19 dicembre dell’anno scorso, quando Plasciuc era entrato in casa di un conoscente e lo aveva picchiato provocandogli lesioni gravi; la vittima era poi morta a causa dei colpi ricevuti. Un reato che secondo il codice penale moldavo prevede una pena fino a 20 anni di reclusione.
Comparando i fatti con i precedenti per episodi violenti e di resistenza di cui il 28enne si era già macchiato in Italia, gli uomini della Mobile pavese, col consenso del Tribunale, lo hanno portato in custodia cautelare al carcere di Pavia. Come prevede la procedura si è discussa martedì 6 aprile a Milano l’udienza davanti alla Corte d’Appello (V sezione), alla presenza della difesa: l’imputato è stato ascoltato dal giudice e ha negato il consenso ad essere processato in Moldavia. In questo caso però, la linea della difesa è stata quella di fare presente che nel paese dell’Est si siano già riscontrati in passato abusi nei confronti dei detenuti, e di chiedere che l’eventuale processo si celebri in Italia.