«Tangenti per la stalla», ex veterinario Ats condannato
Avrebbe chiesto una mazzetta per portare a buon fine una pratica: un anno e quattro mesi per tentata concussione
MORTARA. Avrebbe chiesto una “mazzetta” per portare a buon fine la pratica di una stalla per cavalli a Gambolò. Riccardo Ricali, 66 anni, veterinario di Mortara ora in pensione ma all’epoca dei fatti dirigente veterinario di Ats Pavia, è stato condannato dal collegio dei giudici presieduto da Luigi Riganti a un anno e 4 mesi per tentata concussione. Dovrà anche pagare 5mila euro di danni alle parti civili, due allevatori di Gambolò, nel processo rappresentati dall’avvocato Stefano Spagnuolo del foro di Milano. Accolta quindi la richiesta di condanna da parte del pubblico ministero Andrea Zanoncelli. Le motivazioni della sentenza devono essere ancora depositate. A quel punto il veterinario, che si è sempre proclamato innocente, potrà presentare appello.
Sospesa la condizionale
I giudici hanno anche disposto l’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena e la revoca della sospensione condizionale che era stata concessa dopo la sentenza di patteggiamento, nel 2012, per un’altra indagine: il caso delle uova alla diossina. Il veterinario, in quel procedimento, che è stato rievocato nel corso del processo per concussione, doveva rispondere di falso ideologico: insieme a un agricoltore era accusato di avere falsato la procedura per far eseguire analisi chimiche riguardo alla presenza di diossina nelle uova provocata dal termovalorizzatore di Parona (era stata falsamente attestata l’esistenza di una società agricola per poter spedire al Ministero della salute il materiale da analizzare).
Il sopralluogo nella stalla
Nonostante quella sentenza, il collegio di giudici ha ritenuto prevalenti le attenuanti generiche rispetto alla recidiva, e quindi la pena per la tentata concussione è stata tutto sommato contenuta. Il fatto al centro del processo risale al 3 dicembre del 2017. Durante un sopralluogo a un rustico a Gambolò dove erano ospitati dei cavalli, il veterinario, che aveva rilevato condizioni igenico-sanitarie precarie, avrebbe detto ai due allevatori «però ci possiamo mettere d’accordo, la cosa si può sistemare», mimando il gesto dello sfregamento del pollice con l’indice.
L’autorizzazione del veterinario era necessaria per ottenere il cosiddetto “codice stalla” all’interno di un progetto più ampio per realizzare una struttura per ippoterapia. «I miei clienti si sono sentiti umiliati e ne hanno fatto una questione di principio», dice l’avvocato Spagnuolo. Gli allevatori di fronte a quella richiesta non hanno avuto dubbi e hanno presentato denuncia. —