Arrivederci Dad, oggi un milione di studenti in più in classe nelle zone arancioni
La percentuale di alunni che oggi sono entrati in classe oscilla tra l'81% e l'86% nelle zone arancioni contro il 51% in Campania, Puglia, Valle d'Aosta e Sardegna, ancora rosse: «Vogliamo chiudere l’anno in presenza»
Un milione di studenti in più al ritorno in classe. Con il passaggio in zona arancione di oggi delle regioni Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Toscana, diventano 6,6 milioni i giovani ragazzi in aula che potranno dimenticare la Dad. Ben 400mila nella sola Lombardia, circa 8 studenti su 10. Eccezion fatta per la Sardegna passata in zona rossa, dove 63mila alunni di seconda e terza media e delle superiori lasceranno le aule e si collegheranno da casa, l’Italia delle scuole si ripopola in presenza. Con la percentuale di alunni che oggi sono entrati in classe che oscilla tra l'81% e l'86% nelle zone arancioni contro il 51% in Campania, Puglia, Valle d'Aosta e l’isola. I numeri del portale Tuttoscuola raccontano i risultati del cambio di colore secondo il decreto del governo Draghi del 1 aprile, per cui nelle zone arancioni deve essere assicurato lo svolgimento in presenza dei nidi, delle scuole per l'infanzia (materna), delle scuole primarie (elementari) e delle scuole secondarie di primo grado (medie) e parte degli studenti delle superiori di secondo grado. Non al completo, ma dove è comunque garantita una presenza che oscilla dal 50% al 75% degli studenti e il collegamento telematico con gli alunni della classe che sono rimasti in didattica digitale integrata.
A Torino il simbolo Anita torna in classe, «Vogliamo chiudere l’anno in presenza»
«Siamo convinti che in parte sia anche una nostra vittoria, perché l'ultimo periodo di mobilitazione ha sicuramente scosso un po' le coscienze di chi ci governa e riportato la scuola al centro del dibattito e delle priorità». Sono le parole di Carola Messina, portavoce di Priorità alla scuola Piemonte da Torino. Che ha acceso le piazze della città simbolo della protesta alla Dad, grazie e insieme alla studentessa dodicenne simbolo Anita Iacovelli che questa mattina è rientrata a scuola. Ora per tutti la priorità è quella di concludere l’anno in aula: «Speriamo che si concluda l'anno scolastico in presenza – aggiunge Carola Messina – e che si possa costruire un futuro un po' più stabile per il prossimo. E questo ovviamente vuol dire investire nella scuola». Ora sul tavolo c’è la richiesta di provare ad adeguare il calendario scolastico secondo gli standard europei, con più pause durante l'anno e meno in estate: «Se si riuscisse effettivamente a tenere aperte le scuole o per lo meno a riaprirle prima del solito, fine agosto, primi di settembre, per recuperare quello che non è stato svolto appieno, per noi sarebbe un'opportunità».
«Non fermate i vaccini al personale scolastico»
Con la riapertura delle scuole nelle zone arancioni si è riacceso il dibattito sui vaccini a scuola, complici anche le parole di Draghi nei giorni scorsi che hanno assegnato l’assoluta priorità vaccinale agli over 80 e alle persone più fragili. E, quindi, un parziale stop ai vaccini per i docenti: «Ma non si tratta di preferirli rispetto agli anziani o alle persone fragili - dichiara il presidente del sindacato nazionale di Orizzonte docenti, Antonino Ballarino - Per noi non ha senso far slittare il piano vaccinale dedicato ai docenti addirittura al prossimo settembre con la scusa che ormai rimangono ormai pochi mesi per concludere questo anno scolastico e gli esami da preparare. Va tenuto presente che la scuola è frequentata da milioni di studenti che vivono situazioni di promiscuità nei mezzi di trasporto, nei luoghi all'aperto e nelle loro famiglie di appartenenza. E poi frequentano le lezioni in presenza, a contatto sia con i docenti già vaccinati, ma anche con quelli non ancora vaccinati, esponendo questi ultimi a possibili rischi di contagio». Un pericolo per studenti e docenti da evitare, anche per non frenare ancora la didattica in presenza dopo mesi a singhiozzo e con la variabile quarantena di classe sempre dietro l’angolo.
Col rientro uno studente su tre salvato dalla dispersione scolastica
La riapertura delle scuole con le lezioni in presenza secondo l'Unione europea della cooperative (Uecoop) ha salvato uno studente su tre che in Italia non può contare su un collegamento Internet veloce a banda larga per poter seguire la didattica a distanza. Una ferita nel sistema scolastico che l’emergenza Covid ha aperto e non si è ancora ricucita, soprattutto al Sud: il divario digitale colpisce di più regioni come Sicilia, Calabria, Basilicata, Molise e Puglia dove, sempre secondo l’Uecoop, dove 1 famiglia su 3 non dispone di un collegamento on line in grado di supportare grandi flussi di dati.
Le regole di distanziamento e le precauzioni per limitare il diffondersi del contagio hanno comportato un ripensamento globale della scuola fra turni di ingresso, rimodulazione degli spazi e delle lezioni. Questa situazione ha creato non poche difficoltà alle famiglie, costrette a rivoluzionare abitudini quotidiane e orari: «Mentre le imprese cooperative che si occupano di istruzione a piu' livelli – conclude l’Uecoop – hanno dovuto anche affrontare tutte le problematiche relative alla sanificazione degli ambienti e alla protezione di insegnanti, assistenti e ragazzi».