Una Superlega che non piace all’Inter club più grande d'Italia
A Stradella si contano 700 soci: è il più grande d’Italia Il leader Filipponi: «Buffonata indegna che faranno saltare»
Stradella. «Ciao Mario, cerca di far capire qualche cosa ad un ignorante come me in fatto di calcio: che cosa stanno davvero facendo Inter e compagnia briscola con la Superlega?»: il messaggio di Giancamillo, fedelissimo interista, è arrivato poco prima della chiacchierata con il giornalista. Altri ne sono arrivati di messaggi simili, altri ne arriveranno. Tanti, centinaia. Lui è Mario Filipponi da Stradella, governatore dell’Inter club più importante d’Italia («E quindi del mondo”, precisa): oltre 700 iscritti. Nel 2010 nell’anno del mitico “triplete” interista avevano toccato quota 1.780: record mondiale dell’interismo. Poi il calo: «Colpa di nove anni di regime bianconero» chiosa Filipponi. Il club, il cui presidente è Roberto Vecchioni (“Luci a San Siro”) l’anno prossimo compirà 20 anni e resta ai vertici dell’interismo nazionale. «Sa quante tessere ho firmato in questi anni?», chiede il governatore interista. «27mila» si risponde, subito. Il mondo interista passa anche da Stradella: per forza, poi, chiedono al governatore Filipponi cosa pensa della Superlega con Inter, Milan e Juve più l’altra eletta schiera di squadre spagnole e inglesi. E Filipponi non ha dubbi nel dare il suo verdetto.
Per soldi, non per amore
«Una buffonata, una cosa indegna. Mi fa ribrezzo. Ma state tranquilli: non se ne fa nulla. Li bloccano: l’Uefa e la Fila li mandano tutti gambe all’aria. Loro e la Superlega»: Filipponi non ha dubbi. E non li ha neppure per spiegare come mai, anche la sua Inter sia finita su questa giostra insieme ai cugini rossoneri e alla “beneodiata” Juventus. «L’Inter – dice convinto – è stata tirata dentro. Il carretto lo stanno tirando gli spagnoli con quel... (i beep televisivi o gli omissis giudiziari ci stanno tutti, credetemi) del presidente Andrea Agnelli. La Juventus è in affari e in combutta da tempo con il Real Madrid: lo si è capito con il trasferimento di Ronaldo. La manovra è tutta loro».
L’Inter però c’è dentro, magari anche solo come comprimaria. Il governatore non si nasconde una scomoda verità che conosce da tempo, parlando con gli ex presidenti: da Pellegrini («Il mio preferito», chiosa) a Moratti. «La questione vera sono i debiti – sentenzia Filipponi – I tifosi non lo hanno ben chiaro, ma le grandi società stanno affogando nei debiti. Noi dell’Inter dobbiamo ancora finire di pagare lo stipendio di Spalletti. Poi c’è quello di Conte. Poi ci sono gli ingaggi dei giocatori. Roba incredibile».
Filipponi è un fiume in piena. Si tocca il tasto dell’etica e lui è pur sempre il presidente di un Inter club che ha raccolto 800mila euro per aiutare strutture assistenziali (da don Mazzi, agli oratori, alle associazioni degli autistici). «Appena iniziata la pandemia – si sfoga – avevo detto al mio amico Beppe Bergomi di lanciare in tv su Sky questa proposta: per un po’ tutti i giocatori di serie A top, si accontentino di prendere un milione di euro all’anno. Sai che sacrificio, il resto lo diano in beneficenza. Bergomi mi ha risposto: Mario, scordatelo. Salterebbe tutto il sistema».
Per soldi, non per passione. «Ma certo, quale passione? – sbotta il governatore – Io sono un interista libero, non un aziendalista. E lo dico chiaro: i nostri attuali proprietari cinesi non piangerebbero, certo, un giorno intero come ho pianto io il 5 maggio del 2002 quando abbiamo perso lo scudetto con quelli là (leggasi Juve). Loro guardano ai bilanci, ai soldi da tirar fuori. Questa storia della Supelega potrebbe far comodo per far quadrare i conti, ma resta una cosa indegna. Come si fa a lasciar fuori una squadra come l’Atalanta che fa vedere i sorci verdi a tutte ’ste blasonate? Una cosa fatta nascere per i soldi, ma che finirà in niente».
«Noi il cuore, loro...»
I tifosi interisti hanno scritto al “capitano Zanetti” chiedendo di ripensarci sulla Superlega. Il governatore Filipponi non mobiliterà il suo superclub: «Quelli della società hanno in testa i soldi – commenta – su Zanetti, poi, tengo le mie idee. Non è più la mia Appiano Gentile. Non è più il tempo di Boninsegna, Corso, Beccalossi. Salvo, adesso, solo Lukaku: gran bella persona. La morale è questa: noi, i tifosi, da una parte, a tifare con il cuore; loro, quelli della società, dall’altra, a dover far quadrare i bilanci gonfiati dagli ingaggi che loro stessi hanno concesso. Strade diverse. Noi, intanto, con il nostro club ci stiamo preparando a una grande serata benefica. Consegneremo un disco d’oro realizzato da Vecchioni a tre miti della nostra canzone: Gianni Morandi, la bravissima Emma e Al Bano. Sarà una grande serata di interismo, quello vero. Quello con il cuore».
Altroché la Superlega: «Ancora con ’sta storia: non la fanno. Capito? Non la fanno. Tranquilli». —