Coronavirus in Italia, il bollettino del 29 aprile: 14.320 nuovi casi, 288 decessi. Indice di positività al 4,3 per cento
foto da Quotidiani locali
Da 13.385 salgono a 14.320 i contagi oggi in Italia con un tasso di positività al 4,3%, in crescita dello 0,4%, mentre di decessi sono 288. Ancora 71 ricoverati in meno nelle terapie intensive e 509 nei reparti di medicina.
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Dati in controtendenza in Piemonte dove da 1.187 i contagi scendono a 1.084, anche se con meno tamponi, perché il tasso di positività sale dall’8,9 all11,1%, mentre i decessi da 34 passano a 18.
In Lombardia i casi passano da 2.442 a 2.306 ma con un tasso di positività in leggera crescita dello 0,2%, mentre di decessi sono 40, sette meno di ieri.
Numero dei contagi ancora sotto quota 1.000 in Veneto, che registra 935 nuovi positivi nelle ultime 24 ore, leggermente meno dei 963 di ieri. Sono invece 17 i decessi.
Passano da 642 a 979 i casi in Emilia Romagna dove il tasso di positività dal 3,7 sale al 5,5%.
In Toscana casi in salita da 847 a 1.052 con tasso di positività che dal 5,5 sale al 7,4% mentre si contano 27 morti, cinque meno di ieri.
Salgono leggermente da 1.078 a 1.124 i contagi oggi nel Lazio dove si contano anche 27 vittime, 5 meno di ieri.
Salgono da 1.844 a 1.986 i contagi in Campania dove anche il tasso di positività è in crescita dal 12,4 al 14,1% mentre i decessi sono 33, due meno di ieri.
Oggi in Puglia, su 12.290 test effettuati, sono stati registrati 1.501 casi positivi rispetto ai 1.282 di ieri, con una incidenza del 12,2% (ieri era del 10%). Sono stati registrati inoltre 30 decessi (ieri 48). I pugliesi attualmente ricoverati sono 1.888 (28 in meno di ieri).
In una settimana calano del 7,7% i nuovi casi di Covid-19 (90.449 rispetto ai 98.030 della precedente) e del 10,5% i decessi (2.279 rispetto a 2.545). Si allenta la pressione sugli ospedali, con un calo del 12,7% dei ricoverati con sintomi (20.312 rispetto a 23.255) e del 12,8% di ricoverati in terapia intensiva (2.748 rispetto a 3.151). Tuttavia gli attualmente positivi sono ancora molti, oltre 448.000, una cifra che conferma come «la circolazione del Sars-Cov-2 nel nostro Paese sia ancora molto elevata». È quanto emerge dal monitoraggio della Fondazione Gimbe relativo alla settimana 21-27 aprile 2021.
Nelle terapie intensive, a livello nazionale la curva ha raggiunto il picco il 6 aprile (3.743), e ha visto una discesa del 30,8% in 21 giorni ma i dati dell'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari regionali (Agenas) mostrano il superamento della soglia di saturazione del 30% ancora in 7 regioni. Quanto invece al numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica, la curva ha raggiunto il picco il 6 aprile (29.337), con una discesa del 26,6% in 21 giorni. Ma supera ancora il 40% dei posti disponibili in 2 regioni.
Buona copertura ma lontana dal rischio zero di sviluppare forme gravi di malattia dopo la prima dose dei vaccini a Rna messaggero. Chi ha ricevuto entrambe le dosi tra gli over 65 ha infatti il 94% di probabilità in meno di essere ricoverato in ospedale se contrae il virus, e il 64% in meno se ha ricevuto solo la prima dose, rispetto a chi non è vaccinato. Lo indicano i dati pubblicati in proposito dai Centers for diseases control (Cdc) che si riferiscono agli Stati Uniti, e che confermano la raccomandazione di vaccinare contro il Covid le persone dai 65 anni in su, perché più a rischio di avere la malattia in forma grave.
La ricerca ha analizzato i dati dei ricoveri di 24 ospedali in 14 Stati Usa e l'efficacia dei vaccini è stata valutata confrontando le i numeri dei vaccinati tra i ricoverati positivi al SarsCov2 e chi era negativo al virus. Come previsto, l'indagine ha confermato anche che il vaccino non protegge nelle prime due settimane dalla somministrazione della prima dose di vaccino. Ci vogliono infatti 14 giorni all'organismo per sviluppare la risposta immunitaria dopo la vaccinazione.
Mentre in tutta Europa si discute di riaperture una ricerca britannica dimostra che le misure di contenimento della pandemia di Covid-19 hanno funzionato, se si calcola nella prima ondata hanno permesso di ridurre l'indice di contagio Rt dal 18% al 23% e di circa il 35% nella seconda ondata. Fra le misure, la più efficace è stata la chiusura dei negozi e delle attività produttive, che da sola ha ridotto l'indice Rt del 35%. Lo indica la ricerca coordinata dallo statistico Mrinank Sharma, dell'Università di Oxford, e condotta in collaborazione con Imperial College di Londra e Medical Research Council. La ricerca è accessibile sul sito medRxiv, che accoglie i lavori preprint, ossia in attesa dell'esame da parte della comunità scientifica.
La ricerca indica inoltre che all'effetto positivo delle misure si è sommato quello dei comportamenti individuali, che nella seconda ondata ha permesso di ottenere una riduzione complessiva dell'indice Rt compresa fra il 34 e il 39%.
Dalla ricerca britannica, condotta in 114 aree di sette Paesi compresa l'Italia, emerge inoltre che la chiusura di ristoranti e bar ha contribuito a ridurre l'indice di contagio del 12% e un effetto analogo viene rilevato per la chiusura delle discoteche, la cui apertura alla fine della prima ondata potrebbe avere contribuito all'impennata dei casi che ha portato alla seconda ondata. Secondo gli autori della ricerca è stato «considerevole» l'effetto combinato della chiusura dei servizi di vendita al dettaglio, a causa «dei potenziali rischi da contatti brevi ma molto numerosi in ambienti chiusi», e dei servizi che implicano uno stretto contatto, come i parrucchieri. La chiusura di luoghi di svago e intrattenimento come zoo, musei e teatri ha avuto un piccolo effetto, valutato intorno al 3%, ma è stato notevole (26%) l'effetto dovuto al divieto di ogni tipo di riunione. I dati indicano inoltre che una politica di lockdown totale, che preveda il divieto di tutte le riunioni e la chiusura di tutte le attività non essenziali, potrebbe portare a una riduzione complessiva dell'indice di contagio del 52%.
Questi dati, scrivono i ricercatori, vengono resi pubblici nel momento in cui «i governi europei stanno decidendo quali interventi mantenere e quali rimuovere»; le stime relative all'efficacia delle diverse misure potrebbero aiutare a identificare «quali aree richiedono ulteriori misure per riaprire in sicurezza». Potrebbero inoltre essere utili, aggiungono, nel caso in cui la circolazione delle varianti del virus SarsCoV2 dovesse far risalire la curva dell'epidemia