Autista del bus licenziato per una condanna vecchia di trent’anni. È scontro in tribunale
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Autoguidovie gli contesta di non avere comunicato la sentenza. Ma lui si difende: «Non è nemmeno citata nel mio certificato penale»
PAVIA. Licenziato per una condanna di trent’anni fa. Un provvedimento che ora è al centro di un braccio di ferro legale tra un autista di 55 anni, G. P., destinatario della decisione, e Autoguidovie, che aveva assunto il lavoratore (già dipendente di Line dal 2006) nel 2018. Secondo Autoguidovie l’autista avrebbe tenuto “nascosta” la condanna, scovata alla fine del 2020 dalla società durante un controllo a campione sui propri lavoratori.
Nessuna omissione, invece, secondo l’autista: la società, con un ordine di servizio emesso nel 2019, chiedeva infatti di conoscere lo stato del casellario giudiziale, che è in sostanza il registro che tiene conto dei precedenti penali e civili di ogni cittadino, ma in quel certificato la condanna non risultava. Da qui la decisione di impugnare il licenziamento: l’autista, che è difeso dagli avvocati Filippo Zaffarana e Sonia Belcore, chiede di annullare il provvedimento. La prima udienza in tribunale, davanti al giudice civile Federica Ferrari, è stata fissata per il 23 giugno.
La vicenda
Tutto comincia quando Autoguidovie decide di avviare dei controlli a campione sulla fedina penale dei propri dipendenti. Già nel 2019 la società aveva reso più rigide le regole per poter lavorare in Autoguidovie, anche sulla scorta del caso di Ousseynou Sy, l’ex autista senegalese di 48 anni che proprio nel 2019 dirottò e incendiò un autobus con a bordo 50 bambini (in appello, poche settimane fa, è stato condannato a 19 anni di carcere). Autoguidovie, quell’anno, obbliga i lavoratori a riferire dei propri precedenti penali, con un’autocertificazione. L’autista di 55 anni annota nel documento quello che risulta anche dal casellario giudiziale del tribunale di Pavia: a suo carico non ci sono procedimenti penali.
Il caso sembra chiuso ma l’anno dopo, nel corso di un controllo, la società trova una sentenza di condanna per ricettazione, che risale al 1988. Il reato è stato commesso in Campania e l’autista, quando la condanna diventa definitiva, ha appena 25 anni. Poco importa, per Autoguidovie: quella sentenza andava comunicata. Non facendolo il lavoratore ha «compromesso in modo irreparabile il vincolo fiduciario che sta alla base del rapporto di lavoro».
La sospensione e il licenziamento
Nell’autunno del 2020 parte la prima lettera, che avvisa l’autista dell’apertura di un procedimento disciplinare a suo carico. L’uomo prova a difendersi: non solo la condanna risale a tantissimi anni fa, ma soprattutto non risulta nel casellario giudiziale. E questo perché nel momento in cui era diventata definitiva i giudici avevano applicato la sospensione condizionale e «la non menzione», cioè il beneficio di non rendere visibile la condanna nelle pendenze giudiziarie, trattandosi di un fatto lieve. «Nulla è stato quindi omesso o falsificato in alcun modo», si legge nel ricorso presentato dagli avvocati dell’autista. Da qui la richiesta al giudice di annullare il provvedimento. —