Tradito dal Dna per l’omicidio di 21 anni fa. A Pavia aveva due basi per furti e rapine
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Condannato per lo chef ucciso ad Asti: il suo materiale genetico compatibile con quello trovato dopo un furto in città
Tradito dal Dna trovato su una calza usata come passamontagna nel corso dell’aggressione. Una traccia identica a quella ritrovata sul luogo di un furto a Pavia, nel sangue lasciato su un vetro frantumato per introdursi di notte in una casa. È bastato questo indizio, ieri, alla Corte d’Assise di appello di Torino per condannare a 14 anni di carcere Giampaolo Nuara, 40 anni, residente ad Asti ma fino a qualche tempo fa con un domicilio a Pavia, per l’aggressione costata la vita 21 anni fa a Pietro Beggi, chef del ristorante Ciabot del Grignolin di Calliano, nell’Astigiano, nella notte tra il 2 e il 3 gennaio del 2000.
In appello è stata ribaltata la sentenza di proscioglimento, che era stata emessa in primo grado con rito abbreviato. Nella condanna per omicidio preterintenzionale ha pesato soprattutto la traccia di Dna che era stata repertata a Pavia durante un furto in casa.
Nuara, nel 2016, venne arrestato proprio a Pavia, insieme ad altri complici, per più di 80 furti e rapine commesse tra la provincia pavese e altri territori. La banda aveva a Pavia due covi: un garage in viale Cremona e un appartamento in via Nenni.
L’omicidio dello chef
La sentenza di Torino, che dopo 21 anni individua un responsabile per l’omicidio di Pietro Beggi, riguarda una rapina finita male. Nella notte tra il 2 e il 3 gennaio del 2000 lo chef venne trovato agonizzante nella cantina del ristorante, colpito alla testa. Morì poche ore dopo in ospedale. Da subito fu chiara agli investigatori la pista della rapina finita nel sangue.
Lo chef, che abitava in un alloggio proprio sopra il ristorante, aveva in casa, in attesa di poterlo depositare, l’incasso della serata di capodanno, che si aggirava intorno ai 30 milioni di lire. Nonostante le indagini serrate i responsabili dell’aggressione costata la vita allo chef non furono trovati.
La svolta da un furto a Pavia
Sedici anni dopo l’omicidio, proprio l’anno degli arresti della banda a Pavia, è arrivata la svolta, per un banale furto compiuto da più persone. Una di queste aveva lasciato delle tracce di Dna ferendosi nell’effrazione di un vetro, per introdursi all’interno di una casa. Le tracce corrispondevano a Giampaolo Nuara, uno dei componenti della banda pavese responsabile di tanti furti e rapine.
La traccia finì in un database ed emerse un confronto con quella del delitto dello chef avvenuto 16 anni prima. I carabinieri si rimisero al lavoro, per comporre i pezzi del mosaico. Il profilo del Dna coincideva con la traccia trovata su una calza lasciata sul luogo del delitto, utilizzata dall’aggressore per coprirsi il volto. In particolare il Dna era stato isolato dalla saliva riscontrata sulla calza. —