La Tillandsia, la pianta americana senza le radici
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Ancorata ad alberi o rocce sopravvive assorbendo umidità, pioggia, rugiada e anche nebbia direttamente delle foglie
Quando si affronta la coltivazione di una pianta, oltre che all’esposizione e alla temperatura, vi è un requisito fondamentale: la scelta del substrato. Ma esistono piante che non hanno bisogno di terriccio? Certamente se si tratta di Tillandsia, genere appartenente alla famiglia delle Bromeliaceae e proveniente del continente americano in zone che vanno dalle foreste tropicali, alle zone desertiche di alcune regioni dell’America del Sud fino ai freddi altopiani andini.
Questo curioso genere, appassiona da tempo gli amanti di piante da appartamento e suscita sempre stupore nell’appassionato di piante “strane”. La loro particolarità è quella di vivere senza terreno grazie a specifiche caratteristiche anatomiche e fisiologiche delle foglie. Questa caratteristica ha permesso loro di adattarsi agli ambienti e climi più diversi. Sopravvivono assorbendo umidità, pioggia, rugiada e anche nebbia direttamente delle foglie. Le radici (non in tutte le specie sono presenti) servono più come mezzo di ancoraggio agli alberi o ad altri supporti essendo piante epifite. Ne esistono centinaia di specie ed è molto interessante come assorbano acqua: l’umidità dell'aria è catturata attraverso i tricomi, strutture apposite situate sull’epidermide, che rimangono aperti nel momento in cui la pianta la pianta è secca. Superata una certa soglia di umidità relativa, tali strutture si richiudono in modo da evitare l'evaporazione: è dovuto proprio ai tricomi quell’aspetto vellutato e argenteo che caratterizza questo genere di piante.
Per quanto riguarda la coltivazione, sono piante che per loro natura sono già molto versatili che si adattano abbastanza bene a quasi ogni tipologia di ambiente purché molto luminoso e con temperature minime al di sopra dei 10-15 gradi. Seppure tollerino molto bene periodi di siccità un consiglio è quello di nebulizzarle o addirittura innaffiarle con una doccia d’acqua durante le nostre estati siccitose. Bisognerà però fare molta attenzione a non utilizzare un’acqua calcarea perché ne soffrirebbero molto. Da settembre a marzo-aprile le piante rallentano un po’ il loro ciclo vegetativo ed è proprio in questo periodo temporale che, spesso, appaiono inaspettate fioriture. In questo caso un consiglio sarà quello di rallentare le bagnature in modo da evitare marcescenze nelle rosette basali in cui si accumula molta acqua. Purtroppo negli ultimi anni va molto di moda la creazione di composizioni di alcuni vivaisti che utilizzano colla artificiale per ancorare le Tillandsia ai vari sostegni (rocce, vasi di cotto, ecc). Anche se in pochi casi esistono specifiche che non danneggiano la pianta, in moltissimi altri si utilizza la colla a caldo per fissare le rosette a rocce o rami ed in questo modo danneggiano e provocano sofferenza nel meristema che blocca la produzione di radici ancoranti e talvolta la morte della pianta stessa portandola ad un utilizzo quasi usa e getta che gli amanti delle piante dovrebbero evitare. Preferibile è senza dubbio l’utilizzo di sfagno o muschi da posizionare tra la pianta ed il sostegno (molto usato il sughero naturale) e provvedere a fissare il tutto con corda naturale o spago. Se ben posizionate al sole, curate con bagnature e concimazioni, le Tillandsia provvederanno autonomamente a produrre nuove giovani radici di ancoraggio e nuove piante. —