Via Scopoli, schianto mortale sul dosso: adesso la procura chiede il processo
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Rischiano di andare a giudizio direttore dei lavori di Asm, funzionario del Comune e titolare della ditta. A settembre 2019 in quel punto perse la vita in macchina il giovane Riccardo Tirelli di Belgioioso
PAVIA. La tragedia di Riccardo Tirelli, morto in auto il 17 settembre 2019 in via Scopoli dopo l’impatto su un dosso, potrebbe presto essere esaminata in un processo. Il sostituto procuratore Paolo Mazza, titolare delle indagini, ha chiesto il rinvio a giudizio per tre persone, che per l’accusa avrebbero avuto un ruolo in quell’incidente.
Si tratta di Luciano Bravi, funzionario responsabile dell’ufficio mobilità del Comune di Pavia, Massimo Prina di Asm, direttore dei lavori, e Fabrizio Cossali, titolare della ditta di Dorno che aveva eseguito i lavori dell’attraversamento pedonale. L’accusa è di concorso in omicidio colposo e lesioni.
Davanti al giudice
A questo punto la richiesta della procura dovrà essere vagliata in udienza preliminare, dal giudice Pietro Balduzzi. L’incidente che costò la vita al giovane avvenne poco dopo le 4 di mattina.
Il 26enne, che gestiva la birreria “Al Trani” di Belgioioso, era alla guida di una Mazda spider e percorreva piazza del Municipio, con un amico sul sedile del passeggero. In quel punto era in fase di realizzazione un attraversamento pedonale. I filmati di una videocamera catturarono la dinamica dell’incidente: l’auto impattò contro il dosso e decollò, andando a schiantarsi contro lo spigolo del muro del municipio. Tirelli morì sul colpo. L’amico rimase ferito.
Indagini e perizie
Sotto accusa finì subito il dosso, secondo molti poco visibile. Tanti automobilisti segnalarono che il dosso costringeva le auto a un salto, anche a velocità contenuta. Il Comune di Pavia, che aveva commissionato i lavori, eseguiti da Asm attraverso la ditta di Dorno, decise di sospendere l’intervento. Secondo il perito che ha ricostruito l’incidente, l’auto andava a velocità sostenuta, a circa 75 chilometri orari. Ma le perizie hanno mostrato anche anomalie nell’attraversamento. L’opera, infatti, non era risultata conforme né alla categoria del dosso, avendo un altezza di 11 centimetri contro i 7 previsti e non avendo zebrature gialle e nere, né a quella degli attraversamenti pedonali rialzati, che devono avere una pendenza del 10%. Per la procura il dosso era dunque irregolare, perché non rispettava le caratteristiche previste dalla legge.
Le contestazioni
Secondo gli accertamenti del magistrato, che aveva deciso di disposto due perizie per ricostruire l’incidente mortale, il funzionario dell’ufficio mobilità del Comune avrebbe disposto l’esecuzione dell’opera in assenza di un progetto, senza fare le dovute verifiche.
Il direttore dei lavori di Asm, invece, non avrebbe verificato la corretta esecuzione del dosso e avrebbe omesso di installare la segnaletica di cantiere. La ditta Cossali di Dorno viene tirata in ballo per avere eseguito l’intervento. Gli avvocati difensori (Massimo Marmonti per Bravi, Ermenegildo Costabile per Prina e avvocato Romano per Cossali) proveranno a scongiurare il processo. «Per quanto riguarda Bravi ribadiremo la nostra posizione – spiega Marmonti –, e cioè che la verifica preventiva di conformità del progetto non spettava al Comune ma alla stazione appaltante, quindi Asm, attraverso il dirigente del settore».
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