Vaccino, la protezione dura 7-9 mesi. Il virologo Maga: «Probabile la terza dose»
I quattro i sieri ora a disposizione non sembrano garantire ulteriore immunità. «Trattamento simile all’antifluenzale»
PAVIA. Potrebbe essere necessaria una terza dose di vaccino anti Covid-19 dopo che sono trascorsi tra i 7 e i 9 mesi dal richiamo. Perché, stando ai dati scientifici raccolti dall’avvio della campagna vaccinale, tutti e quattro i vaccini ora a disposizione non sembrano garantire l’immunità oltre i 9 mesi dalla somministrazione della seconda dose.
Le varianti
Il ministro della Salute Roberto Speranza ha spiegato che il richiamo dovrà essere “modificato” per coprire le varianti e potrebbe essere affidato ai medici di medicina generale. E così, mentre oltre un terzo della popolazione italiana è immunizzata, la Lombardia ha raggiunto quota di circa 6 milioni di somministrazioni complessive (tra prima e seconda dose) e la provincia di Pavia ha toccato il 45%, si sta già pensando alla fase ulteriore della campagna vaccinale, con la dose numero tre.
«Al momento possiamo garantire con ragionevole certezza che l’immunità duri tra i 7 e i 9 mesi dal richiamo – conferma il professor Giovanni Maga, virologo, direttore dell’istituto di genetica molecolare del Cnr –. Ma sono ancora poche le persone che hanno completato il ciclo vaccinale, il dato quindi può cambiare e non è da escludere anche la durata di un anno».
Resta comunque elevata la probabilità di una terza dose, prima per i sanitari e poi da estendere al resto della popolazione, che servirebbe a “rinfrescare” la memoria immunologica e a contrastare le nuove varianti. «Stando alle conoscenze scientifiche attuali, potrebbe verificarsi quanto già avviene con l’antinfluenzale – chiarisce Maga –. I quattro vaccini non presentano differenze significative sul tempo di durata dell’immunità. Bisognerà piuttosto prestare attenzione alla data della seconda somministrazione che, per Moderna e Pfizer, è di circa quattro settimane, prolungata ora a 42 giorni. Mentre, per AstraZeneca, è di 3 mesi. La situazione resta comunque in evoluzione e bisognerà che si accumulino informazioni per valutare se si verificheranno differenze sostanziali tra un vaccino e l’altro».
Sul Johnson i maggiori punti interrogativi, in quanto è stato introdotto per ultimo e ancora non sono possibili valutazioni precise. «È possibile un richiamo, ma sono state effettuate ancora poche somministrazioni».
Bisogna poi tenere conto della risposta individuale. «In base ai dati scientifici raccolti, verrà indicato il livello di anticorpi sotto i quali sarà necessario vaccinarsi – spiega il virologo –. Inoltre il tempo di immunità dipende da cellule speciali, i linfociti di tipo T, solitamente persistenti, ma di cui non si conosce la durata nel caso del Covid».
Da chiarire infine se sarà possibile mischiare vaccini diversi. «Gli studi attuali mostrano che la combinazione di Astrazaneca e Pfizer comporta un’ottima risposta immunitaria. Sembra che si sviluppino effetti collaterali un po’ più intensi che svaniscono nel giro di un paio di giorni».
Stefania Prato