La versione di Peppe: «Battisti è attualissimo». Servillo e la sua jazz band suonano in Castello a Pavia
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Il musicista (e attore) campano: «Nel passato troviamo tracce di cose moderne. Non è vero che nel mondo tutto cambia»
PAVIA. Sessanta anni, campano ma, curiosamente nato ad Arquata Scrivia. Questa sera, martedì 8 giugno, Peppe Servillo porta al castello Visconteo di Pavia (ore 21.30) il suo spettacolo “Pensieri e Parole” interamente dedicato alle canzoni di Lucio Battisti, reinterpretate e arrangiate in chiave jazz.
Servillo, come nasce un campano verace come lei ad Arquata Scrivia?
«Papà lavorava in una nota industria chimica che aveva uno stabilimento importante ad Arquata. Abbiamo vissuto lì, in Piemonte, per 5-6 anni. La mia famiglia è stata molto bene quegli anni ad Arquata».
Qual è il suo primo ricordo di Battisti?
«Lo ascoltavamo noi fratelli in automobile, nei lunghi viaggi tra il luogo di lavoro del papà e casa nostra in Campania».
Oltre a Toni, l’attore, ha altri fratelli?
«Siamo in quattro, io sono il penultimo, poi c’è una sorella. Noi abbiamo avuto l’abitudine di sentire la musica insieme. Lo abbiamo fatto per molti anni. E Battisti era uno dei musicisti che piaceva a tutti».
Lo spettacolo che portate al castello di Pavia è reduce da moltissime repliche.
«C’è un motivo. La formazione di musicisti con i quali mi onoro di lavorare ha condiviso diversi progetti. L’intento è quello di coniugare il jazz con la musica popolare italiana. Di volta in volta approfondiamo un singolo autore. Ma siamo tutti legati a Battisti per formazione e per ascolto. Secondo me anche per la sua grande modernità e complessità. Battisti sapeva scrivere profondamente, toccando le corde più emotive».
Perché Battisti piace ancora tanto?
«Battisti è stato un autore estremamente personale in un’epoca, gli anni 70, nei quali i cantanti toccavano spesso tematiche sociali. In quel contesto Battisti continuava ad approfondire il profilo lirico in modo personale e originale. Infine, va detto, è stato un grande cantante».
Era distante dal mondo dei musicisti impegnati. A un certo punto lo hanno accusato di essere di destra, è vero?
«Io non ho mai creduto a quella stupidaggine».
Interpretate tutto il primo Battisti, quello che lavorava in coppia con Mogol. Perché?
«In realtà facciamo anche un brano di Pasquale Panella. Io amo tutto Battisti. Una volta sciolto il binomio con Mogol ha svecchiato il panorama della canzone proprio con Panella».
Con questa orchestra avete interpretato Modugno, poi il clan di Celentano. Dopo Battisti cosa farete?
«Non so. Ci sono tanti nomi. Alla fine la scelta è dettata dalla nostra capacità di adattare il repertorio a questo mondo del jazz e dell’improvvisazione. Gli arrangiamenti sono realizzati da Javier Girotto che interpreta in chiave latina e sudamericana, per questo adattissima a Battisti che ha realizzato un album, appunto “Anima latina”, che è quasi un prog».
Servillo, lei è attore, musicista e sceneggiatore. Ha sempre rivendicato di essere un’autodidatta. Ma lei ha 60 anni. Un giovane, oggi, può affermarsi da autodidatta?
«Io non ho studiato musica, l’ho imparata praticando. Nella mia città non c’era un conservatorio. Ma non so se per un giovane oggi sarebbe diverso. È vero che i tempi sono cambiati, perché sono cambiati, ma in fondo tante cose si ripetono. Le cose non cambiano come vorrebbero farci credere il mondo della politica, dell’informazione, anche dell’arte. Così ritroviamo traccia di cose che ci sembrano recentissime in passato remoto».
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Appuntamento alle ore 21.30 al Castello Visconteo di Pavia con Peppe Servillo il Jazz Quintet composto da Javier Girotto al sax, Fabrizio Bosso alla tromba, Furio Di Castri al contrabbasso, Rita Marcotulli al pianoforte e Mattia Barbieri alla batteria.Biglietti: sul sito del teatro Fraschini o in biglietteria. Interi da 11 a 27,5 euro, ridotti 5.5 euro.