Amante tradito la perseguita e la picchia: «Devi dirmi chi è l’altro»
Assicuratore 60enne condannato a due anni per stalking e lesioni alla donna. Nel mirino pure l’uomo con cui lei aveva avuto un rapporto occasionale
PAVIA. Convinto del tradimento subito, lui l’avrebbe costretta a inginocchiarsi davanti alla scrivania del suo ufficio, in centro a Pavia, e a scrivere il nome e cognome del nuovo amante. In un’altra occasione l’avrebbe minacciata di organizzare un incontro “speciale” con l’uomo con cui aveva avuto un rapporto occasionale, in cui avrebbe obbligato la moglie di lui a una prestazione sessuale, per compensare il torto subito. Un proposito rimasto sotto forma di minaccia.
Ma le vessazioni, secondo l’accusa, non si sarebbero limitate al periodo in cui i due stavano ancora insieme. Gholamreza Golchinkhah, un assicuratore di Pavia di 60 anni, doveva rispondere di avere perseguitato l’amante, impiegata a Pavia, anche dopo la fine della relazione. Un lungo elenco di accuse che ha spinto il giudice a condannarlo a due anni e otto mesi di reclusione per il reato di stalking, violenza privata e lesioni. Il professionista dovrà anche pagare una provvisionale di 10mila euro alla vittima, una sorta di anticipo sul risarcimento che sarà quantificato in sede civile, e di 5mila euro all’uomo che aveva avuto la breve relazione con la donna.
La vicenda
La vicenda è ricostruita da due anni di processo. Tutto sarebbe avvenuto all’interno di una relazione clandestina tra l’imputato e la vittima, sposata e con figli. Il rapporto tra i due va avanti da tempo, ma a un certo punto qualcosa si inceppa. L’imputato apprende che la sua amante ha avuto un rapporto occasione con un altro uomo, a sua volta sposato e con figli. È da questo momento, secondo l’accusa, che l’assicuratore assume un comportamento che supera il confine del lecito. L’uomo, secondo l’accusa, la insulta, le chiede conto di quella relazione, vuole che lei gli dica come si chiama. Un giorno, nel suo ufficio, secondo l’accusa la costringe a farlo. Lei è in lacrime, ma è obbligata a scrivere il nome di quell’uomo su un foglio di carta. Sarebbe volato anche uno schiaffo, che la fa cadere per terra e la costringe a rivolgersi al pronto soccorso per una sospetta lesione al timpano.
Gli appostamenti
La storia tra i due finisce, ma la donna, secondo l’accusa, avrebbe continuato a subire le persecuzioni dell’imputato. Appostamenti sul luogo di lavoro, telefonate di insulti, minacce via whatsapp di rivelare ai genitori l’accaduto, mail ingiuriose. Un incubo, secondo quanto ricostruito dalla donna, obbligata a un certo punto a tornare a vivere nell’abitazione dei genitori e a ricorrere alle cure mediche per una forma di depressione.
Rivale perseguitato
Ma nel mirino dell’imputato sarebbe finito, sempre secondo quanto ricostruito dal processo, anche l’uomo con cui la donna aveva avuto la relazione occasionale. L’uomo, nel 2018, aveva ricevuto una telefonata dall’imputato che, spacciandosi per investigatore privato, lo avrebbe costretto a riferirgli dettagli sulla relazione con la donna. Ma sarebbe stato anche destinatario di mail dal contenuto minaccioso. Un quadro che è bastato al giudice a pronunciare una sentenza di condanna. Solo l’accusa di lesioni, contestate all’inizio come gravi, è stata ridimensionata.