Segregato in camera e tenuto senza cibo: condannata la figlia
Due anni alla 48enne accusata di lesioni dal padre. L’ha colpito al volto e poi chiuso a chiave per un giorno
DORNO. Condannata a 2 anni di reclusione (pena sospesa) per aver segregato il padre, lasciandolo senza cibo e anche malmenato. È la sentenza emessa dal giudice Elisa Centore nei confronti di Antonella C, 48 anni, di Dorno. Per la donna il pubblico ministero aveva chiesto 3 anni e 6 mesi di reclusione. Il genitore della donna, che all’epoca dei fatti aveva 78 anni, è morto nel febbraio scorso. E, da quanto risulta, fino all’ultimo ha convissuto con la figlia.
La vicenda
La vicenda che ha portato all’accusa di lesioni personali, aggravate dal rapporto di parentela con la vittima, è stata ricostruita in aula. Da quanto è emerso Antonella C. aveva messo in pratica, in più occasioni, atteggiamenti vessatori nei confronti del padre di cui non tollerava alcuni atteggiamenti, come i rimproveri sull’educazione del nipote o le compagnie che frequentava. Il contesto delle presunte violenze è stato poi precisato attentamente, e anche per questo il giudice aveva ritenuto, come richiesto dalla procura, che la vicenda meritasse di essere approfondita in un processo.
Le indagini e l’accusa di lesioni
Le indagini sono state condotte dal sostituto procuratore Valentina De Stefano. Erano partite dall’ultimo episodio, avvenuto a settembre del 2019. Era risultato che il genitore, mentre era segregato nella sua camera, avesse accusato un malore e solo a quel punto la figlia lo avesse fatto uscire. L’episodio aveva anche fatto partire la denuncia. La prima contestazione, di lesioni, nasce da un litigio per futili motivi. L’anziano padre aveva rimproverato la figlia perché consentiva al giovane nipote di utilizzare il trapano. Un banale episodio appunto, che però aveva avuto l’effetto di scatenare la reazione della figlia, che aveva colpito il padre con un pugno al volto, ferendolo lievemente allo zigomo.
Il padre chiuso in camera
In seguito lo aveva portato nella sua camera da letto e lo aveva chiuso a chiave, lasciandolo nella stanza per un giorno, dal mattino alla sera, senza cibo e senza poter andare in bagno. La figlia gli aveva tolto anche il cellulare, e così l’uomo non aveva potuto chiedere aiuto. L’episodio, che ha fatto scattare l’accusa di sequestro, era stato preceduto da un altro simile. A luglio l’uomo era stato di nuovo chiuso in camera dalla figlia, dopo che aveva litigato con il compagno della donna. «La vicenda va contestualizzata», si era limitato a dire l’avvocato difensore Rosario Tripodi .