Bertram in A1, la lunga notte della festa. Il patron Gavio: «Un sogno che s’avvera»
La squadra accolta a Tortona da un migliaio di tifosi dopo la storica vittoria di Torino. «Il gruppo chiave del successo, ora umiltà e piedi per terra»
TORTONA. Uomini prima ancora che giocatori. Un sistema di gioco prima del singolo. Queste sono state le chiavi della stagione da sogno di Tortona che ha espugnato il Pala Gianni Asti contro ogni pronostico. La favorita era Torino, ma la Bertram ha dimostrato di essere dello stesso livello e della stessa qualità.
Una vittoria costruita da una società che è sempre stata una famiglia, fatta di tanti ex giocatori come l’amministratore delegato Marco Picchi o il presidente Roberto Tava che incarnano lo spirito tortonese, nel quale è entrato a far parte anche il patron e main sponsor Beniamino Gavio. Da Castelnuovo alla gestione di un impero, per tutti Gavio a Tortona è Mino, una persona che a dispetto del ruolo e dell’importanza è sempre disponibile. Non è un caso che abbia assistito alla gara insieme ai tifosi, gioendo e soffrendo con loro. Dall’arrivo del pullman della squadra a mezzanotte inoltrata fino alle ore piccole è stata festa per le vie della città.
L’impresa di Torino, gli abbracci, la festa. Beniamino Gavio, cosa ha provato?
«Scusi per la voce bassa, abbiamo urlato e siamo stati in giro fino a tardi. Soddisfazione enorme, sono contento di come la gente ha reagito, tanto entusiasmo, tanti giovani. Domenica sera si percepiva la sensazione di essere a casa. La città era con la squadra, siamo contenti, è stata una lunga notte di festa. Abbiamo aspettato i ragazzi e mangiato insieme».
In quale momento della stagione ha capito che la Bertram poteva farcela?
«Siamo partiti per andare ai play off, poi dopo Ravenna ci abbiamo creduto un po' di più, sapendo che Torino era più forte e fisica, ma il gruppo ha fatto la differenza. Parlo di tutti: ragazzi, staff e dirigenza. Sono coinvolto da tre anni e mezzo e sono molto contento che in questo periodo buio stiamo vivendo un sogno».
Quali sono state le chiavi del successo?
«Il gruppo, formato da ragazzi che non mollano mai. Come Fabi che ha voluto giocare in gara5 pur essendo stirato, Tavernelli che aveva dolore ed è andato in campo. Ma anche Sanders, Cannon, Severini, Mascolo, tutti hanno dato il loro contributo».
C’è un grande progetto a Rivalta per la nuova casa dei Leoni. A che punto siamo?
«Siamo partiti, abbiamo finito gli sbancamenti e stanno per iniziare le opere propedeutiche. E’ un progetto in cui ho creduto, con un iter lungo e complesso. Due anni per finire i lavori».
La prossima stagione dove giocherà Tortona?
« Faremo il punto con il coach e la società, sicuramente abbiamo bisogno di un palazzetto che non sia troppo distante, anche per gli allenamenti, e dovremo decidere se rimanere in Piemonte o spostarci».
Tanti hanno dedicato la vittoria a Luigino Fassino, anima del Derthona, mancato due anni fa.
«Ricordo quando venne da me per coinvolgermi, iniziai a occuparmi del Derthona e Luigino è stata una persona speciale. Penso che dovunque si trovi abbia visto la gara e sia stato felicissimo, dedico la vittoria alla nostra gente. Il basket può essere da traino per promuovere quesso territorio».
Tortona è nell’olimpo del basket e si misurerà con Bologna, Milano, Sassari e Venezia. Quale deve essere lo spirito e a cosa si può ambire per il primo anno in A1?
«Approcciamo questo campionato con molta umiltà e rispetto per capire la nuova realtà. Stiamo con i piedi per terra. Nella vita le cose si costruiscono un po' alla volta, io ci tengo e il fatto di essere arrivati in A1 per meriti è motivo di grande orgoglio. Avremo un budget importante, la società ha i conti a posto. Poi ci vogliono tante componenti oltre a quella economica».
E’ tempo di festa, ma occorre porre le basi per la massima serie. Partendo da coach Marco Ramondino?
«Non ne abbiamo ancora parlato, ma con Marco ho un buon rapporto e ritengo sia un coach molto valido. Credo gli vada data la chance di allenare nella massima serie». —
Marco Quaglini