L’ateneo si affida al colosso Arexpo per il polo pavese dell’innovazione
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Accordo con la società che sta trasformando in un distretto per l’innovazione l’area dell’Expo di Milano
Sul progetto, presentato dall’Università, di Parco per l’innovazione sostenibile in zona Cravino entra in campo Arexpo, la società a maggioranza pubblica impegnato nella realizzazione di Mind (Milano innovation district), che trasformerà entro i prossimi otto anni l’area dell’Expo 2015 in una cittadella della scienza e della ricerca, ma anche con abitazioni, uffici e spazi verdi.
La firma, ieri in aula Foscolo, sull’accordo di collaborazione tra ateneo e Arexpo segna un rafforzamento del legame con Milano, al tempo stesso sottolineando analogie e punti di contatto, naturalmente con le dovute proporzioni a livello dimensionale, tra i due progetti. Di più: il primo intervento di Arexpo al di fuori dall’area Mind arriva quasi a configurare il Parco Gerolamo Cardano per l’innovazione come parte staccata ma integrante del Mind.
Il ruolo di Arexpo
Se il cuore del progetto dell’Università di Pavia - il centro di ricerca e formazione su 3.400 metri quadrati che sorgerà tra fine 2023 inizio 2024 -può contare già sul finanziamento di 12 milioni della Regione, quello che manca è l’apporto dei privati per realizzare gli ulteriori 7.600 metri quadrati destinati a imprese innovative che vorranno insediarsi.
Proprio Arexpo si occuperà, oltre che delle procedure di gara, di progettazione ed esecuzione dei lavori per realizzare il centro, anche di collaborare a individuare imprese attive nella ricerca e nell’innovazione (viene costituito un comitato di coordinamento con 3 membri dell’Università e 3 di Arexpo), così come di trovare un fondo di gestione immobiliare disposto a investire: nel Mind c’è la società australiana Lendlease che in forza di una concessione per 99 anni realizzerà 150 mila metri quadrati di uffici e 500 residenze, a Pavia il progetto prevede di affidare a un investitore la realizzazione e la gestione in esclusiva per almeno 30 anni.
Il rettore Francesco Svelto ha ricordato che il Parco per l’innovazione si inserisce in un contesto già conosciuto come distretto della ricerca, con i 18 dipartimenti universitari, i tre Ircss, Cnr, Cnao, Iuss ed Eucentre, «e quattromila ricercatori presenti in poco più di un chilometro quadrato, con una conformazione simile al Mind». I benefici, con l’arrivo di nuove aziende «ci saranno anche per gli studenti» e l’obiettivo è anche «reimporci a livello internazionale come università». L’intervento di ArExpo «promette di darci grande slancio». Hellas Cena, prorettrice alla terza missione dell’Università, ha evidenziato come la relazione tra ambiente e salute sia il carattere distintivo del progetto di Parco.
Igor De Biasio, amministratore delegato di Arexpo, ha assicurato che il progetto dell’Università «è incredibilmente attraente e ha tutte le carte in regola per avere successo: le imprese arrivano se c’è un bacino di talenti da assumere. È un progetto complementare a Mind e la logica dovrebbe essere, a livello nazionale, di allearsi tra distretti per competere a livello internazionale».
Il sindaco: «Volare alto»
Per il sindaco Fabrizio Fracassi il Parco Cardano consente a Pavia di «cominciare a volare alto: il vecchio detto piuttosto che niente, meglio piuttosto stavolta non va bene». Il Parco è l’occasione per portare «nuove risorse, far crescere i nostri ragazzi. Creerà posti di lavoro e attirerà imprese». Poi, sul fatto che qualcuno abbia criticato la scelta di edificare su una nuova area, invece di puntare a una delle tante dimesse: «Trovo strano che mentre parte un progetto del genere qualcuno muova questa contestazione. La mia amministrazione ha puntato sul recupero di queste aree: su Neca e Necchi sono già a buon punto e in futuro potranno essere integrate con il distretto della ricerca». Inizialmente tra le aree era stata individuata quella dell’Arsenale: «Ho sollecitato il demanio a muoversi, non si possono tenere aree abbandonate per decenni. Agli enti pubblici deve essere dato modo di essere veloci, perché ci sono tempi da rispettare, altrimenti si resta indietro rispetto ad altri».