Spese pazze al Pirellone, ex consiglieri condannati anche nel processo d’appello
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Due anni e mezzo per Bossi junior, 18 mesi all’eurodeputato Ciocca. Conferma per Pesato, pena ridotta per altri 3 pavesi
PAVIA
Con qualche ritocco di pena, dovuto alla prescrizione e in alcuni casi alla scelta di patteggiare, l’inchiesta sulla “Rimborsopoli” lombarda ha retto anche al processo di secondo grado. La seconda Corte di Appello di Milano ha confermato ieri buona parte delle condanne decise, più di due anni fa, per 51 consiglieri regionali, finiti nei guai per avere usato denaro pubblico a fini personali. Secondo l’accusa i politici si erano fatti rimborsare spese, durante il loro mandato al Pirellone, non giustificate dalla loro attività politica. Condanna a 2 anni e mezzo confermata, tra gli altri, per Renzo Bossi, il figlio di Umberto Bossi. Condanna a un anno e 8 mesi confermata anche per l’attuale capogruppo della Lega in Senato, Massimiliano Romeo, e per il pavese europarlamentare della Lega Angelo Ciocca, condannato a un anno e 6 mesi. L’ex igienista dentale di Silvio Berlusconi ed ex consigliera regionale lombarda di Forza Italia Nicole Minetti ha invece patteggiato 1 anno e un mese in continuazione con i 2 anni e 10 mesi inflitti nel processo “Ruby bis”. Dieci ex consiglieri avevano chiesto il concordato d’appello, un patteggiamento consentito in secondo grado e vincolato al risarcimento.
gli altri pavesi
Oltre a Ciocca erano finiti sotto processo per peculato, in relazione alle “spese pazze” al Pirellone, altri quattro politici pavesi. A loro sono stati contestati diversi pranzi e cene, che secondo la procura di Milano avrebbero dovuto essere pagati con risorse personali e non pubbliche. A Ciocca, difeso dall’avvocato Domenico Aiello, erano contestati 4.900 euro di spese non giustificate dalla sua attività al Pirellone negli anni 2010-2012. Ciocca aveva risarcito ma alla fine la condanna di primo grado è stata confermata. Pena ridotta a un anno e 7 mesi per Lorenzo Demartini, ex consigliere della Lega (è stato anche sindaco di Mede), che aveva chiesto di patteggiare: gli venivano contestate spese per 17.506 euro, tra cui l’acquisto di 150 copie di “Romanzo padano” per circa 1.700 euro. La Corte dei conti aveva escluso il dolo e ridotto l’importo a circa 11mila euro, che erano stati da Demartini rimborsati. Aveva risarcito anche Vittorio Pesato, ex consigliere regionale di Lombardia popolare ma sotto accusa per gli anni in Regione come consigliere del Pdl: per lui ieri è arrivata la conferma della condanna a un anno e 9 mesi (era finito a processo per una cifra di 32.419 euro di spese soprattutto per pranzi e cene). Pene ridotte per la prescrizione, che ha cancellato i reati relativi al 2008, per Francesco Fiori (un anno, 5 mesi e 20 giorni), ex consigliere Pdl a cui la procura contestava una spesa di 18.219 euro, e per Antonella Lottini, consigliere del Pdl fino al 2010, che si era fatta rimborsare 15.122 euro: condannata a un anno e 5 mesi.
Le spese
Se tra le spese dei politici pavesi rientravano soprattutto pranzi e cene, nell’elenco dei rimborsi degli ex colleghi in Regione c’era di tutto, perfino cartucce da caccia e “gratta e vinci”. A Stefano Galli, ex capogruppo della Lega, condannato a 4 anni e 2 mesi, la pena più alta inflitta, la procura di Milano contestava anche i 6mila euro del banchetto nuziale della figlia. E poi Campari e moijto e altri drink o lunch in locali di lusso, i costi di sigarette e di un paio di spazzolini con le iniziali del nome, Red Bull e videogiochi e anche quelli per l’acquisto di “Mignottocrazia”, il libro di Paolo Guzzanti. Per l’ex consigliere Angelo Giammario e l’ex assessore Gianluca Rinaldin le condanne sono state di 2 anni 7 mesi e 10 giorni e 2 anni e 6 mesi e 10 giorni. Le pene nei confronti di Carlo Saffiotti e Massimo Guarischi sono state 2 anni e 7 mesi e 2 anni e mezzo, mentre gli ex assessori Monica Rizzi (Lega) e Massimo Buscemi (Fi) sono stati condannati rispettivamente a 2 anni e 1 mese, 2 anni e 1 mese e 15 giorni e l’ex capogruppo di Sel Chiara Cremonesi si è vista da un lato restituire quanto confiscato e dall’altro confermare i 2 anni e 2 mesi inflitti in primo grado. —