Veleni tra colleghe e accuse di maltrattamenti nella casa di riposo, l’operatrice assolta scoppia in lacrime

/ VOGHERA

Assolta dopo cinque anni dall’accusa di avere maltrattato gli ospiti che accudiva. Maria Maddalena Fucci, 58 anni, operatrice socio-sanitaria della casa di riposo “Villa Gerlina”, tra Rivanazzano e Voghera, alla lettura della sentenza è scoppiata in lacrime. La giudice Daniela Garlaschelli ha accolto la versione della difesa, sostenuta dall’avvocata Federica Ramaioli, tenendo conto anche delle testimonianze raccolte durante il dibattimento, che hanno escluso l’ipotesi della procura, e cioè di violenze fisiche e psicologiche messe in atto nei confronti degli ospiti della casa di riposo. Al contrario, il processo ha portato alla luce i malumori che avevano avvelenato il clima nella struttura per le ipotesi di licenziamento di alcune operatrici con affidamento del servizio a una cooperativa. A denunciare la 58enne erano state proprio alcune colleghe, che, a differenza della donna, non sarebbero state risparmiate dal piano delle esternalizzazioni.

le reazioni

«Una sentenza che rende giustizia, dopo anni difficili – commenta l’avvocata Ramaioli –. Già le persone sentite nel corso delle indagini, compresi i medici, avevano escluso responsabilità in capo alla mia assistita, definita da tutti, al contrario, come l’operatrice più preparata». Sulla vicenda prende posizione anche Giancarla Molinari, sindacalista della Fp Cgil Pavia: «Le denunce erano partite da lavoratrici di un’altra organizzazione sindacale, che avevano puntato il dito contro una collega preparata e capace. Esprimo a lei tutta la mia vicinanza. Ho sempre creduto nella sua innocenza».

indagini anche con intercettazioni

Oltre alle testimonianze delle colleghe, le indagini erano state condotte anche con intercettazioni. Una collega della 58enne, in particolare, racconta di avere assistito ad alcuni episodi anomali nella gestione della cura degli ospiti. Dopo mesi di inchiesta, il magistrato Andrea Zanoncelli decide di chiedere l’archiviazione. La collega che ha fatto la denuncia si oppone e il procedimento, tra ritardi e lungaggini, va avanti fino a che approda davanti al giudice Carlo Pasta, il quale ordina alla procura di andare avanti. A questo punto il magistrato chiede il rinvio a giudizio, che il giudice però accoglie solo in parte. Ora sono cadute anche le accuse rimaste in piedi. —