Il Gip: «Adriatici non ha saputo gestire lo stress di una situazione critica e ha sparato contro un uomo disarmato»
Il giudice conferma gli arresti domiciliari per l’assessore leghista, ecco le motivazioni
PAVIA. L’assessore Massimo Adriatici «non ha saputo governare la concitazione e lo stress di una situazione critica» e questo lo ha «indotto a sparare un colpo di pistola contro un uomo disarmato». Un comportamento che riflette «la pericolosità dell’indagato, intesa come attitudine del medesimo a porre in essere reazioni sovradimensionate nel caso in cui si trovi in condizioni di criticità». Lo scrive il gip Maria Cristina Lapi nelle 19 pagine di ordinanza con cui ha deciso, sabato mattina, di confermare ieri mattina gli arresti domiciliari per l’avvocato e assessore Adriatici, accusato di eccesso colposo di legittima difesa per avere sparato e ucciso Youns El Boussetaoui, 39 anni.
Nel documento la giudice spiega le ragioni della sua decisione, dopo avere esaminato sia la deposizione di Adriatici durante l’interrogatorio che le testimonianze di alcune persone. Una testimonianza in particolare viene ritenuta chiave. È quella di un ragazzo che si trova a pochi metri dall’assessore e dalla vittima quando c’è lo sparo. Il super-teste, già sentito dai carabinieri mercoledì, ha precisato in un secondo momento la dinamica agli avvocati della vittima, dicendo di avere visto l’assessore mirare e sparare. La giudice sottolinea negativamente la scelta di Adriatici di circolare con una pistola con il colpo in canna e il momento in cui ha mostrato l’arma alla vittima, «scelta che appare spropositata di fronte a un uomo che lo stava aggredendo disarmato», soprattutto «in considerazione della consapevolezza qualificata che si deve richiedere a un uomo con la professionalità dell’indagato, per anni nelle forze dell’ordine ed esperto penalista, istruttore delle forze dell’ordine».